Jameson Lopp, il Chief Security Officer della società di custodia Casa, ha recentemente argomentato contro il recupero quantistico dei BTC persi, sostenendo che bruciare queste monete per proteggere l’integrità del protocollo sia l’opzione migliore.

Di recente il CEO di Tether, Paolo Ardoino, ha previsto che il calcolo quantistico riuscirà un giorno a violare i wallet inattivi, rimettendo in circolazione i BTC in essi contenuti:

"I wallet inattivi, inclusi quelli di Satoshi (supponendo che non sia ancora vivo), saranno violati. I BTC che contengono saranno rimessi in in circolazione. Tuttavia, il calcolo quantistico è ancora molto lontano dal rappresentare un rischio concreto per la crittografia di Bitcoin."

Secondo Lopp, permettere a individui o istituzioni dotati di computer quantistici di recuperare le monete perse violerebbe le proprietà della rete Bitcoin, come l’immutabilità delle transazioni e la resistenza alla censura. In un articolo del 16 marzo, Lopp ha scritto che consentire il recupero di quei fondi non sarebbe vantaggioso per nessuno, e che un tale scenario potrebbe solo danneggiare la sicurezza della rete Bitcoin:

"Permettere il recupero quantistico dei BTC equivarrebbe a una redistribuzione della ricchezza. Di fatto, permetteremmo che i BTC vengano redistribuiti da coloro che non possiedono computer quantistici a coloro che hanno vinto la corsa tecnologica per ottenerli. È difficile vedere un lato positivo in questo scenario."

La minaccia rappresentata dai computer quantistici continua a essere oggetto di accesi dibattiti nella crypto-community: alcuni sostengono che il rischio per la crittografia moderna sia ancora lontano decenni, altri ritengono che i computer quantistici non saranno mai una soluzione pratica. Altri ancora avvertono che la minaccia sia imminente.

Bitcoin Mining, Quantum Computing

Jameson Lopp discute dei rischi posti dai computer quantistici, durante la conferenza Future of Bitcoin nel 2024. Fonte: Future of Bitcoin Conference

Nell’ottobre 2024, alcuni ricercatori dell’Università di Shanghai hanno affermato di aver violato i moderni standard crittografici (utilizzati non solo nelle crypto, ma anche in ambito militare e bancario) grazie a un computer quantistico.

Tuttavia, si è successivamente scoperto che queste dichiarazioni erano esagerate. La macchina utilizzata nell'esperimento è stata in grado di fattorizzare il numero intero 2.269.753: un record per i computer quantistici, ma ben lontano da ciò che i computer tradizionali sono già in grado di fare da anni.

In particolare, il dispositivo utilizzato nell'esperimento ha decifrato solo una chiave a 22 bit, mentre il record stabilito dai computer classici è stato decifrare una chiave a ben 892 bit. Gli standard moderni (adottati intorno al 2015) vanno da 2048 a 4096 bit.