Nonostante il continuo giro di vite normativo sulle criptovalute, la Cina continua ad adottare la tecnologia blockchain, lanciando di recente il National Blockchain Technology Innovation Center nella capitale Pechino.
Secondo quanto riportato dal China Daily l'8 febbraio, il centro creerà un network di ricerca tra le università locali, i think tank e le aziende allo scopo di esplorare le tecnologie blockchain di base. I frutti di questa ricerca saranno utilizzati per promuovere la digitalizzazione della Cina ed espandere la sua industria blockchain.
A capo della nuova istituzione c'è la Beijing Academy of Blockchain and Edge Computing, entità famosa soprattutto per aver sviluppato la Chang'an Chain o ChainMaker blockchain. Questa blockchain è già supportata da un ecosistema di 50 società commerciali, la maggior parte delle quali – come la China Construction Bank o China Unicom – di proprietà dello Stato. Al momento della stesura, il numero noto di transazioni al secondo (TPS) che ChainMaker è in grado di eseguire è di 240 milioni, rispetto alle 100.000 TPS del 2021.
Negli ultimi anni, la Cina si è attivamente impegnata per diventare una nazione blockchain. A settembre 2022, il suo governo ha affermato che la Cina rappresenta l'84% di tutte le applicazioni blockchain depositate del mondo. Sebbene i numeri reali non differiscano di molto, il tasso di approvazione è basso: solo il 19% delle domande totali depositate è stato approvato.
Oltre alla ricerca blockchain, anche lo sviluppo di una moneta digitale emessa dalla banca centrale è una priorità per il governo cinese. Milioni di dollari di e-CNY sono stati distribuiti a livello nazionale per promuoverne l'adozione. Tuttavia, solo ad ottobre 2022 le transazioni cumulative di e-CNY hanno superato i 100 miliardi di yuan (14 miliardi di dollari).
A fronte di tutti gli sforzi compiuti per recuperare terreno nell'innovazione digitale, un ex dirigente della People's Bank of China ha recentemente esortato il Paese a rivedere le sue rigide restrizioni sulle criptovalute. L'ex funzionario ha sostenuto che un divieto permanente sulle crypto possa far perdere molte opportunità al sistema finanziario formale, soprattutto quelle correlate alla blockchain ed alla tokenizzazione.