A causa dell'epidemia di coronavirus in Cina, il governo ha adottato una serie di misure nel tentativo di mantenere il contagio sotto controllo. Questo sta iniziando a danneggiare i business della nazione: a molte persone è stato infatti vietato di tornare al lavoro.

In particolare, una mining farm è stata costretta a interrompere temporaneamente le operazioni. Stando infatti ad un post pubblicato su Weibo da Jiang Zhuoer, CEO di BTC.top, tutti i dispositivi presenti una farm situata in una regione remota della Cina sono stati spenti in quanto il governo non permette al personale di tornare al lavoro.

Ritardi anche dai produttori di hardware per il mining

In alcune regioni, come Xinjiang, Mongolia Interna, Yunnan e Sichuan, è possibile acquistare elettricità a prezzi estremamente economici: questo ha contribuito a rendere la Cina uno dei mercati principali per il mining di Bitcoin.

Anche i più importanti produttori di chip per il mining al mondo, BitmainCanaan Creative, sono situati in Cina. In particolare, Bitmain produce il 66% di tutto l'hardware per il mining del pianeta!

Tuttavia, a causa della diffusione del virus, compagnie come Bitmain, Canaan e MicroBT hanno annunciato dei ritardi nei loro servizi post-vendita fino al 10 febbraio.

L'halving di Bitcoin avverrà fra meno di 100 giorni: secondo molti esperti, questo evento potrebbe portare ad un notevole incremento del prezzo della criptovaluta. Tale fattore, unito all'epidemia di coronavirus, potrebbe avere un impatto significativo sui costi necessari per produrre un BTC.