Chainalysis ha tenuto un seminario online per discutere dell'impatto che il COVID-19 sta avendo sul crimine basato su criptovalute. Durante l'incontro, l'azienda ha svelato che alcuni criminali hanno persino iniziato a vendere sangue infetto sul dark net.
L'epidemia ha danneggiato anche i crypto-criminali
Stando ad un resoconto pubblicato la scorsa settimana proprio da Chainalysis, l'epidemia ha notevolmente danneggiato le attività criminali basate su criptovalute: i volumi di monete digitali dirette verso i wallet di truffe conosciute sono diminuiti di oltre il 30%.
Criptovalute inviate ai wallet di truffe conosciute. Fonte: Chainalysis
I criminali informatici hanno reagito in modi differenti all'epidemia: qualcuno ha deciso di non sfruttare questa situazione a proprio vantaggio, seguendo una sorta di codice d'onore autoimposto, mentre altri hanno abbandonato ogni morale pur di generare profitti.
Un nuovo record di bassezza
Pare che un utente sul dark net voglia persino vendere il sangue di suo padre, infetto dal coronavirus, in cambio di Bitcoin (BTC). In particolare, l'annuncio recita:
"Mio padre è stato contagiato dal COVID-19 e all'ospedale sono riuscito a recuperare una siringa piena del suo sangue.
Ho iniettato questo sangue all'interno di dieci pipistrelli, sto vendendo il virus.
Prezzo: 0,005 BTC.
Per ulteriori informazioni: 0,001 BTC."
La proposta sembra talmente assurda che è probabile si tratti di una truffa.
Annuncio sul dark net. Fonte: Chainalysis
Alcuni criminali mantengono la propria "integrità morale"
Altri gestori di marketplace sul dark net hanno invece dimostrato una maggiore integrità morale: molte di queste piattaforme hanno infatti vietato la vendita di presunte "cure" per il COVID-19.
Alcuni marketplace sul dark net hanno vietato annunci legati al coronavirus. Fonte: Chainalysis
L'amministratore del ransomware DoppelPaymer ha invece annunciato che non condurrà attacchi contro gli ospedali fino a che l'epidemia non verrà sconfitta.