Il mercato ribassista delle criptovalute è ormai agli sgoccioli e ha raggiunto il suo ultimo stadio: la fase di accumulo. Lo rivela un resoconto recentemente pubblicato dal fondo di asset digitali Adamant Capital.

Secondo la compagnia, durante la fase di accumulo Bitcoin (BTC) continuerà ad oscillare fra i 3.000$ e i 6.500$ fino all'inizio dei prossimi rialzi. I ricercatori affermano che le "whale" di Bitcoin stanno accumulando ingenti quantità di criptovaluta, in maniera simile a quanto accadde durante il mercato ribassista del 2014 e del 2015.

L'analisi svela inoltre che la maggior parte dei piccoli trader ha abbandonato il mercato, che viene attualmente dominato da investitori a lungo termine. È questo il motivo della bassa instabilità di BTC: da due mesi a questa parte il livello di volatilità della criptovaluta è infatti inferiore al 5%, un valore che non veniva registrato sin dal 2016. 

In particolare, il resoconto poi spiega:

"Durante la fase di accumulo, il mercato si muoverà all'interno di un range. Le mani deboli, che desiderano uscire dal mercato, tenteranno di confermare i propri profitti e daranno pertanto vita a una resistenza. Le mani forti, desiderose invece di accumulare ulteriori monete, acquisteranno al bottom del range, creando un supporto."

Pare siano i "millennial" il principale motore di crescita del mercato: il 92% dei giovani adulti non si fida infatti delle banche, e preferisce al contrario acquistare criptovalute. I ricercatori prevedono che nei prossimi cinque anni Bitcoin verrà adottato in massa, divenendo uno strumento di hedging riconosciuto e consolidato.

Un sondaggio pubblicato ad ottobre dello scorso anno conferma questi dati. La società di ricerca Clovr aveva infatti scoperto che gli investimenti in criptovalute risultano più popolari fra i millennial con un reddito annuale superiore ai 75.000$.

Le percentuali di partecipazione al mercato si riducono di molto per gli individui con uno stipendio annuo inferiore ai 25.000$, in quanto non possono ovviamente permettersi di mettere in gioco quantità significative di denaro. Lo studio aveva inoltre svelato che è quasi due volte più probabile per un uomo (43%) investire in monete digitali rispetto ad una donna (23%).