La scienza ha sempre puntato a superare i limiti del possibile, eppure oggi molti di questi limiti sono artificiali: riviste scientifiche chiuse, istituzioni lente e finanziamenti bloccati dietro porte burocratiche. Il sistema è progettato per i guardiani, non per gli esploratori. Ma cosa accadrebbe se potessimo abbattere questi muri, se la scienza potesse essere realmente libera?

Negli ultimi anni, la scienza decentralizzata (DeSci) è passata da essere un esperimento visionario a uno dei fronti più elettrizzanti del mondo crypto. Un tempo considerata un'idea irrealizzabile, oggi la DeSci è un vero e proprio movimento miliardario: i principali token DeSci vantano un market cap di circa un miliardo di dollari.

Il momentum è innegabile: secondo Messari, metà dei primi dieci progetti del settore DeSci è stata lanciata nel 2024. Ciò che era solo un sussurro è ora un ruggito che risuona nei corridoi dell’accademia, nei laboratori di biotecnologia e nelle organizzazioni autonome decentralizzate.

Ma passione ed energia non bastano. La DeSci affronta ancora sfide formidabili: scalabilità, controllo della qualità, riproducibilità e adozione nel mondo reale. È una visione in movimento, non una rivoluzione compiuta. Ed è qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale: non solo come strumento, ma come il pezzo mancante del puzzle che potrebbe trasformare la DeSci in una forza inarrestabile.

L’AI sta già rimodellando il panorama della scienza tradizionale (TradSci): analizza enormi quantità di dati, individua pattern nascosti, risolve problemi che un tempo richiedevano decenni, migliora la ricerca sulla longevità, accelera lo sviluppo di farmaci, aiuta nella scienza dei materiali e molto altro ancora. Eppure, nonostante il suo enorme potenziale, l'accesso all'AI è ancora strettamente controllato da poche grandi aziende, università d’élite e istituzioni governative. Il vasto potere dell'intelligenza artificiale è incatenato dalla centralizzazione.

E se queste due forze — l’infrastruttura decentralizzata della DeSci e la potenza dell’AI — si fondessero in un unico sistema? Un sistema in cui la scienza è decentralizzata, intelligente, autonoma e radicalmente aperta?

Chiamiamo questa infrastruttura "DeScAI".

Scienza senza limiti

Immagina un mondo in cui ogni esperimento, ogni data set e ogni scoperta non è sepolta dietro riviste a pagamento o intrappolata in archivi privati, ma scorre liberamente attraverso una rete decentralizzata e libera. Questa è la visione della DeScAI, dove blockchain e AI si uniscono per costruire un ecosistema aperto, intelligente e autosufficiente. La conoscenza non viene soltanto archiviata, ma si connette ed evolve costantemente. Delle intelligenze artificiali potrebbero analizzare enormi quantità di dati, collegando le ricerche di diverse discipline, scoprendo idee nascoste e trasformando risultati isolati in un flusso intellettuale condiviso.

Per troppo tempo, i ricercatori indipendenti hanno lottato per accedere agli strumenti AI necessari per le loro ricerche e analisi di dati su larga scala. La DeScAI potrebbe riscrivere questa equazione trasformando il mondo in un gigantesco supercomputer decentralizzato. Ogni processore inutilizzato, ogni server in surplus e ogni risorsa non sfruttata possono contribuire a una griglia globale in cui la potenza di calcolo non è una merce, ma un bene condiviso.

I ricercatori non dovrebbero più supplicare i colossi del mondo tech per accedere alle loro risorse: basterebbe connettersi alla rete collettiva. Incentivi intelligenti garantirebbero l'imparzialità, un'AI ottimizzerebbe la distribuzione delle risorse, e la scienza avanzerebbe a una velocità senza precedenti.

E che dire dei finanziamenti? L’attuale sistema di sovvenzioni è un labirinto di ritardi, favoritismi e decisioni opache. La DeScAI potrebbe sostituire questo modello obsoleto con un vero e proprio mercato delle idee, in cui chiunque — ricercatori, appassionati e persino semplici utenti curiosi — potrebbe sostenere direttamente progetti innovativi. Niente comitati d’élite, niente burocrazia infinita. Piattaforme AI-assisted analizzerebbero le proposte, suggerirebbero collaborazioni e aiuterebbero le community a votare con le proprie risorse. Se un’idea ha valore otterrà il supporto che merita, indipendentemente se sia stata proposta da un singolo o da un team di 10.000 persone.

La peer review, un tempo pilastro dell’integrità scientifica, è diventata un collo di bottiglia. I documenti rimangono bloccati in code di revisione per mesi, a volte anni, in un processo imprevedibile e spesso influenzato da bias. La DeScAI potrebbe trasformare la revisione tra pari in un processo dinamico e in tempo reale. La ricerca verrebbe caricata su un registro immutabile, dove un'AI verifica immediatamente l’integrità dei dati e segnala potenziali conflitti di interesse. I revisori esperti — non più giudici anonimi, ma partecipanti attivi e ricompensati — forniscono feedback trasparenti, costruttivi e tracciabili. Le reputazioni si costruiscono sulla base dei contributi, non dei titoli accademici. In questo modo la scienza diventa una conversazione continua, non un’attesa infinita.

Forse l’aspetto più rivoluzionario della DeScAI è la sua capacità di trasformare la curiosità individuale in intelligenza collettiva. E se un'AI potesse aiutare un biologo marino in Argentina e un fisico quantistico in Germania a scoprire una connessione tra le loro ricerche? E se un ingegnere che lavora su modelli di energia rinnovabile potesse accedere istantaneamente a simulazioni eseguite da climatologi dall’altra parte del mondo? Con la DeScAI, questi momenti di serendipità sarebbero non solo possibili, ma inevitabili.

Vi è poi la materia prima della scienza moderna: i dati? Oggi i dati vengono accumulati, sfruttati e venduti senza il consenso di chi li genera. La DeScAI restituisce il potere alle persone. Chi contribuisce ai dati ne mantiene la proprietà, e viene ricompensato quando le sue informazioni vengono utilizzate per il training dell'AI o per sviluppare nuovi modelli. La blockchain garantisce la privacy, gli smart contract assicurano equità, l’era del colonialismo dei dati giunge al termine.

La scienza dovrebbe essere senza confini; ma per troppo tempo geografia, istituzioni ed economia hanno determinato chi può partecipare alla ricerca scientifica. La DeScAI abbatte queste barriere. Un giovane programmatore a Nairobi può collaborare con un neuroscienziato a Seul: non perché un’istituzione lo impone, ma perché l’infrastruttura lo rende possibile. Strumenti di traduzione basati su AI eliminano le barriere linguistiche, la condivisione decentralizzata dei dati permette collaborazioni fluide e i team di ricerca si formano organicamente attorno alle idee, non alle affiliazioni.

La resistenza sarà feroce

Case editrici accademiche, agenzie governative e laboratori di ricerca aziendali hanno costruito il loro potere sull’esclusività. Non accetteranno di buon grado un sistema aperto in cui la conoscenza fluisce liberamente, la ricerca è verificabile in tempo reale e i finanziamenti non dipendono più dalle decisioni istituzionali.

È innegabile che alcuni progetti di questo settore falliranno, fornendo ai critici argomentazioni per liquidare l'intero movimento. Potrebbero sostenere che la decentralizzazione non può garantire lo stesso controllo della qualità, o che è irrealistico aspettarsi una governance coesa da un mosaico di detentori di token e agenti autonomi. 

Ma il successo della DeScAI non implica necessariamente la totale distruzione dell’ordine di ricerca esistente: basterà dimostrare maggiore efficienza, equità e innovazione rispetto ai sistemi tradizionali. Offrirà un ecosistema parallelo che chiunque può scegliere o meno di adottare, accrescendo la fiducia attraverso registri aperti, prove crittografiche e metodologie verificate dall'AI. La direzione è chiara: così come la DeFi ha costretto il settore bancario a riconoscere nuovi modelli economici, la DeScAI costringerà gli istituti di ricerca a fare lo stesso.

Questa non è un’evoluzione graduale, ma un cambio di paradigma. Il vecchio sistema, basato su segretezza e gerarchia, si scontrerà con un nuovo modello basato su apertura e decentralizzazione. Il mondo accademico tradizionale si adatterà, oppure rimarrà indietro mentre la scienza si sposta verso un futuro che non può più controllare?

Sasha Shilina, PhD, fondatrice di Episteme e ricercatrice presso il Paradigm Research Institute.