La decentralizzazione non è un lusso; è una necessità. In un articolo presciente pubblicato nel 2012 su The Atlantic, lo scrittore di fantascienza Bruce Sterling ha indicato società del calibro di Amazon, Facebook e Google con il termine “The Stacks,” prevedendo l’insidiosa presa di potere avvenuta nell’ultimo decennio. Mentre i giganti tecnologici consumano una parte sempre più grande delle nostre vite, lo sviluppo delle tecnologie che ci permettono di respingerli non è solo incoraggiante: è essenziale.
Da quando Bitcoin (BTC) ha iniziato nel 2010 il processo per decentralizzare i pagamenti, abbiamo assistito alla diffusione del fenomeno di disintermediazione in diversi settori, dall’identità decentralizzata e la gestione di asset digitali al gaming decentralizzato e i mercati di previsione.
Rimane tuttavia un settore in cui, finora, è stato impossibile liberarsi dalla morsa del potere monopolistico: il mondo del commercio. La registrazione di asset fisici sulle blockchain è un’opzione praticabile ormai da tempo, ma non è stata sufficiente per consentire la nascita di un sistema commerciale totalmente decentralizzato.
Perché ne abbiamo così tanto bisogno? Non è forse vero che l’attuale sistema commerciale, gestito da imprese centralizzate, soddisfa già le nostre esigenze (come dimostrato durante la pandemia di COVID-19)? Attualmente siamo abituati all’idea che possiamo ordinare qualcosa online e riceverlo a casa il giorno successivo o persino poche ore dopo. Se c’è qualcosa che non va con il nostro acquisto, abbiamo una ragionevole certezza che verrà risolto dalla compagnia intermediaria tra acquirenti e venditori.
A volte è difficile concettualizzare con esattezza come la prossima iterazione di una tecnologia migliorerà le nostre vite, soprattutto se quella attuale sembra funzionare adeguatamente. Forse hai già sentito la citazione di Henry Ford sui “cavalli più veloci”: solo dopo la nascita di Bitcoin (e più tardi dell’ecosistema della finanza decentralizzata) molte persone hanno iniziato a rendersi conto di quanto sono inefficienti e predatori i mercati finanziari tradizionali.
È probabile che la comparsa di network Web 3.0 decentralizzati sarà una delle meta-innovazioni più potenti nella storia dell’umanità. Questa tecnologia ha il potenziale non solo di incrementare l’innovazione, ma anche di accelerare la velocità dell'evoluzione tecnologica e crescita economica al punto da risolvere fondamentalmente il problema dell’innovazione. Questo innescherà a sua volta una transizione metasistemica a un’economia crypto post-scarsità e post-capitalista, risolvendo esternalità negative che minacciano la specie
Quindi, quale vantaggio potrebbe offrire un sistema decentralizzato dedicato al commercio? La verità è che i grandi sistemi tradizionali sono i nemici dell’innovazione e del progresso. La centralizzazione può creare ostacoli e inefficienze sistemiche, mentre la gestione dall’alto verso il basso significa che molte nuove idee entusiasmanti non arrivano nel mondo fisico.
Rivoluzionare questi settori imprenditoriali offrendo a venditori di ogni calibro gli stessi strumenti, dati e opportunità attualmente riservati a un sottoinsieme composto dalle società più grandi e più privilegiate rende possibile una diversità di prodotti, servizi e canali di pagamento, oltre recensioni e consigli davvero derivanti dalla “saggezza della folla,” che oggi possiamo a malapena immaginare. Le catene di valore decentralizzate sono per loro natura più efficienti, in quanto il valore scorre liberamente nel sistema senza dover deviare risorse verso intermediari in cerca di rendite.
Se questa è la visione, quali sono le necessità pratiche di un tale sistema? Un network commerciale decentralizzato pienamente funzionante, o “d-commerce,” dovrebbe offrire meccanismi automatizzati per sostituire la coordinazione centralizzata delle transazioni, e un marketplace di dati basato sul Web 3.0 per rimpiazzare la vecchia incetta.
Per quanto riguarda il coordinamento delle transazioni, sistemi decentralizzati esistenti potrebbero eliminare gli intermediari e la necessità di terze parti fidate, ma ad un prezzo, introducendo una sorta di arbitraggio che comporta costi e attrito. A causa di questi costi le transazioni inferiori a 100$ potrebbero rompere il modello commerciale, in quanto le commissioni di arbitraggio non possono essere ridotte al di sotto di una certa soglia. La sfida che attende i protocolli decentralizzati è scoprire come coordinare il commercio tra compratori e venditori in un modo che decentralizza la fiducia ma riduce l’arbitraggio, con tutte le sue esternalità, per consentire l’automatizzazione efficace del commercio.
Grazie alle innovazioni nel settore, le transazioni possono svolgersi con voucher di token non fungibili, trasformandole a tutti gli effetti in contratti future che minimizzano la necessità di arbitraggio umano e forniscono un’integrazione fluida con il resto dell’ecosistema Web 3.0. Immagina un mondo in cui puoi visitare un negozio in Decentraland e comprare un dipinto o una chitarra personalizzata che verrà consegnata a casa tua nel mondo reale, oppure in cui i piccoli venditori possono competere ad armi pari con i concorrenti più grandi e più affermati.
Spezzare i vincoli che ci legano ai network esistenti non sarà facile, ma è un passo necessario per garantire che la decentralizzazione arriverà a includere il mondo reale insieme a quello digitale.
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