Paragonare Bitcoin (BTC) alla bolla dei bulbi di tulipano in Olanda non fa altro che perpetuare una fallacia. La tecnologia si evolve più rapidamente della natura, e i network decentralizzati hanno più utilità finanziaria di un bouquet. Bitcoin è una tecnologia, i tulipani sono piante, e nessuna persona perspicace considererebbe valido il confronto.

La Tulipomania, una bolla di mercato risalente al XVII secolo in cui il prezzo dei bulbi di questi fiori è aumentato per via delle speculazioni da parte degli investitori olandesi, è risultata in un grave crollo. I prezzi hanno superato di sei volte il reddito annuo medio dell’epoca. I bulbi più rari sono diventati alcuni degli oggetti più costosi sul pianeta.

Anche se il network di Bitcoin è attivo dal 2009, il paragone con la bolla dei tulipani è stato ripetuto fino allo sfinimento. Lo scorso febbraio, l’economista inglese e membro del consiglio della Banca Centrale Europea, ha ricordato a proposito di Bitcoin: “trecento anni fa, la gente ha messo soldi nei tulipani perché credeva fossero un investimento.

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La Tulipomania

Molto spesso, i critici di Bitcoin usano la Tulipomania per giustificare le loro aspettative miopi. Le storie sulla bolla dei tulipani sono state rese popolari dal giornalista scozzese Charles Mackay nel suo libro del 1841 Memoirs of Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds. Come ha scritto Mackay, “un’esca d’oro allettante appesa di fronte alla gente, e uno dopo l’altro si sono precipitati verso i tulipani, come mosche sul miele.” Il giornalista continua: “nobili, cittadini, contadini, meccanici, marinai, servitori, domestiche, persino spazzacamini si cimentarono nei tulipani.” Quando la bolla dei tulipani è scoppiata nel 1637, però, Mackay spiega che l’economia olandese ha subito un duro colpo.

Anche se l’assurdità della situazione ne fa una storia interessante, i ricercatori hanno rivelato che la descrizione di Mackay della Tulipomania potrebbe non essere vera. Questa versione degli eventi, in particolare, non è supportata dagli storici. Anne Goldgar, professoressa di storia moderna presso il King’s College di Londra e autrice di Tulipmania: Money, Honor and Knowledge in the Dutch Golden Age, spiega perché la versione di Mackay non quadra.

È un’ottima storia perché fa sembrare stupida la gente,” indica Goldgar, sottolineando che persino un serio economista come John Kenneth Galbraith ha ripetuto la descrizione di Mackay in A Short History of Financial Euphoria:

“Ma l’idea che la Tulipomania abbia causato una grande depressione è completamente falsa. A quanto mi risulta, non ha causato alcun effetto reale sull’economia.”

La bolla delle dot-com

Oltre alla mania dei tulipani in Olanda, i bull market nel settore blockchain sono spesso etichettati come bolle simili a quella delle dot-com. Sebbene impreciso, questo è un paragone migliore. In tutte le sue forme, includendo crypto, DeFi o token non fungibili, l’internet del denaro non è ancora entrato in una fase di bolla o ha dimostrato tutte le sue applicazioni. Ci troviamo a metà anni novanta nell’equivalente all’era delle dot-com, ben lontani dalla fase di bolla.

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Inoltre, l’impatto della bolla delle dot-com sull’umanità è stato di gran lunga inferiore all’impatto di internet, un pattern che la blockchain seguirà molto probabilmente, soprattutto rispetto ai bulbi di tulipano. I bull market precedenti nel settore crypto hanno avuto implicazioni molto più significative del semplice aumento dei prezzi. Nel 2013, il mondo ha riconosciuto che Bitcoin esiste. Nel 2017 e 2018, si è accorto che le crypto esistono. Dato che fin troppi progetti lanciati nel 2017 si sono rivelati fregature (molti progetti puntavano solo a raccogliere fondi), questo periodo non è altro che un’anteprima di ciò che accadrà.

Nessuna corrispondenza con la Tulipomania

Il recente bull market del 2020-2021, il primo dopo la mania delle initial coin offering (ICO) non è stato il grande bull market che molti si aspettavano. Invece, come nel 2017-2018, ha mostrato come potrebbe apparire il futuro, spingendo la blockchain ancora più al centro dell’attenzione.

Durante il prossimo bull market, probabilmente tra un paio di anni, le principali istituzioni incorporeranno la DeFi e le crypto. Questo processo è già iniziato. Nel frattempo, gli impiegati di FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google) capiscono la situazione e si licenziano in massa, puntando a espandere il panorama crypto con prodotti intuitivi. Chiunque nel settore finanziario dovrebbe esplorare la DeFi e pensare, “perderò il mio lavoro se non faccio attenzione.” In precedenza, i gemelli Winklevoss hanno affermato che ogni compagnia FAANG avrà un proprio progetto crypto, processo conosciuto come iperbitcoinizzazione.

Questo esodo verso la DeFi suggerisce che la blockchain è il futuro della fintech, non una semplice bolla. È ancora troppo presto. Durante il boom delle dot-com, molti nel settore tecnologico hanno iniziato a lasciare le compagnie per cui lavoravano e sviluppare le loro idee, rivoluzionando l’esperienza utente (UX) e l’interfaccia utente (UI) tipiche di quegli anni. I successivi miglioramenti in termini di design UX e UI hanno semplificato l’internet, fino a portarlo in ogni casa. Programmatori e sviluppatori blockchain brillanti stanno sfidando i limiti in numerosi aspetti, ma sono ancora pochi quelli che allargano i confini di UX e UI. Questo è il prossimo passo.

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Dato che UX e UI blockchain non sono particolarmente user-friendly, l’istituzione media non riesce ancora ad adottare e integrare il sistema nei propri processi preesistenti. I talenti di Silicon Valley e Wall Street che continuano a entrare nell’universo crypto compieranno nuovi passi in avanti. Fondi e progetti di prim’ordine stanno pensando a come migliorare UX e UI per i prodotti blockchain in arrivo.

Quando gli esperti di tecnologia si renderanno conto che la blockchain è il futuro, porteranno abilità uniche che allargheranno i confini di UX e UI sull’internet alimentato dalle crypto. Come nell’era delle dot-com, la tecnologia diventerà più semplice da usare e apparirà più regolarmente nella vita quotidiana.

Questo articolo non contiene consulenze o raccomandazioni in materia di investimenti. Ogni investimento e operazione di trading comporta dei rischi, i lettori sono tenuti a condurre una ricerca propria quando prendi una decisione.

Le idee e le opinioni espresse in questo articolo appartengono unicamente all’autore e non riflettono necessariamente i punti di vista di Cointelegraph.

Jonathan Libby è il CEO e fondatore di Steady State. Mentre si gode meme ed esplora le opportunità globali offerte dalle crypto, Jonathan sta sviluppando attivamente un nuovo standard per le assicurazioni DeFi. Dopo aver trascorso gran parte della sua carriera universitaria presso la University of Maine tra ricerche sulla copertura crypto e lo yield farming, Jonathan ha anche aiutato e informato il Senato statunitense sulle crypto e altre soluzioni alternative.