Pare che Bitcoin (BTC) abbia ottenuto il "supporto indiretto" di Donald Trump, l'attuale presidente degli Stati Uniti, il quale in data 27 marzo ha affermato di essere favorevole alla manipolazione del valore del dollaro.

Durante una conferenza stampa, Trump ha pubblicamente difeso la decisione della Federal Reserve di stampare oltre 6.000 miliardi di dollari.

Trump: "sono i nostri soldi, è la nostra valuta"

In particolare, Trump ha affermato:

"La cosa bella del nostro Paese sono i 6.200 miliardi di dollari — perché sono 2,2 più altri 4 miliardi — sono 6.200 miliardi di dollari.

Possiamo gestirli facilmente grazie a chi siamo, a cosa siamo. Sono i nostri soldi: siamo proprio noi, è la nostra valuta."

Un ragionamento un po' sconclusionato, ma che mostra chiaramente il suo supporto per la decisione della Fed di inondare il mercato con una liquidità folle.

Ed è proprio questo genere di manomissione dell'offerta monetaria da parte delle autorità centrali ad alimentare l'interesse in Bitcoin. La crisi finanziaria ha infatti ulteriormente incrementato i sostenitori della criptovaluta, specialmente dopo che la Fed ha ammesso di poter stampare una quantità "infinita" di denaro.

"Quanto abbiamo pagato Trump per pubblicizzare Bitcoin?", ha sarcasticamente commentato Samson Mow, CSO di Blockstream.

Rendimenti di Bitcoin rispetto alle obbligazioni statunitensi a dieci anni

Rendimenti di Bitcoin rispetto alle obbligazioni statunitensi a dieci anni. Fonte: Skew.com

I commenti della comunità

Anche altri importanti membri della comunità hanno espresso la propria opinione sulle ultime parole di Trump. Hodlonaut, organizzatore nel 2019 dell'iniziativa Lightning Torch, ha affermato che, in un'economia dove il denaro è illimitato, pagare le tasse non ha alcun senso.

Caitlin Long, ex dirigente di Goldman Sachs e sostenitrice di Bitcoin, ha dichiarato che il recente intervento monetario della Fed rappresenta la morte del capitalismo.

Per rendersi meglio conto di quanti siano 6.000 miliardi di dollari, basti pensare che si tratta di una cifra equivalente all'intero PIL degli Stati Uniti nel 1990. Abbastanza denaro per acquistare quasi il 70% dell'intera riserva aurea mondiale.