In un articolo recentemente pubblicato sul portale d'informazione Quartz, il cofondatore di Ethereum Joseph Lubin ha affermato che la criptovaluta Libra di Facebook è come "un lupo centralizzato travestito da agnello decentralizzato."

Questo mese, il colosso dei social network ha pubblicato il white paper della propria moneta digitale, chiamata appunto Libra, scatenando reazioni contrastanti da parte della comunità, degli esperti di tecnologia blockchain e degli organi di regolamentazione.

Lubin spiega che nel white paper di Libra vengono descritte idee comuni a molti appassionati di criptovalute, come "inviare denaro in tutto il mondo dovrebbe essere semplice ed economico tanto quanto spedire un messaggio con il proprio telefono", oppure "le infrastrutture finanziarie dovrebbero essere globali e governate come beni pubblici."

Ciononostante, sottolinea Lubin, la struttura di Libra risulta fortemente centralizzata:

"Cosa forse ancora più importante, richiede la nostra fiducia che in futuro Libra passerà ad un sistema più 'permissionless' e decentralizzato, nel quale chiunque potrà confermare i dati presente nel network e non soltanto [...] le 28 compagnie iniziali."

Il progetto presenta tuttavia anche dei lati positivi. Lubin afferma infatti che fra qualche anno potrebbero esistere oltre due miliardi di utenti Libra, portando ad un generale miglioramento dell'esperienza d'utilizzo delle criptovalute:

"In un colpo solo, i designer di esperienze utente potrebbero ridurre l'attrito legato all'utilizzo delle criptovalute. Gestione delle chiavi privati, comprensione dei pagamenti in gas e installazione di plugin per browser legati alle criptovalute potrebbero divenire semplici tanto quanto premere il tasto 'Invia' su WhatsApp o qualche altro servizio di Facebook."

La scorsa settimana Philip Lowe, governatore della Reserve Bank of Australia, ha affermato che la criptovaluta di Facebook potrebbe non riscontrare il successo sperato fra le masse:

"Dovrà passare parecchia acqua sotto i ponti prima che la proposta di Facebook diventi qualcosa che utilizziamo ogni giorno. [...] Sono presenti parecchi ostacoli normativi, e l'azienda deve essere certa che esistano delle solide applicazioni commerciali. Non dobbiamo pertanto saltare a conclusioni affrettate."