Man mano che le varie parti interessate dell'Unione europea continuano a studiare il potenziale di una unica moneta digitale emessa dalla banca centrale (CBDC), i rappresentanti di istituti bancari pubblici e privati condividono la loro opinione sull'euro digitale.
Nel nuovo numero della rivista biennale Views, pubblicato ad aprile, il tema dell'euro digitale è stato oggetto di grande attenzione da parte di diversi relatori.
Evelien Witlox, direttore del programma per l'euro digitale presso la Banca centrale europea (BCE), illustra tre casi d'uso prioritari per la BCE. Tali casi d'uso riguardano i pagamenti da persona a persona effettuati tra privati; i pagamenti da consumatore a impresa, compreso il settore dell'e-commerce e gli acquisti effettuati in un negozio fisico, ed infine i pagamenti a favore o da parte della pubblica amministrazione.
I casi d'uso rappresentano un'area sensibile per i banchieri privati. Come affermato da Jerome Grivet, vice direttore generale della banca francese Crédit Agricole:
"La moneta digitale emessa dalla banca centrale potrebbe minacciare il modello di business delle banche tradizionali, entrando in competizione con la loro attività di raccolta e interrompendo la loro capacità di finanziamento".
Grivet insiste sul fatto che per evitare ciò, l'euro digitale dovrebbe essere limitato all'uso come metodo di pagamento piuttosto che come riserva di valore. Su questo concorda Burkhard Balz, membro del comitato esecutivo della Deutsche Bundesbank. Balz sottolinea che la BCE e le banche centrali nazionali dovrebbero evitare di estendere troppo la loro impronta sull'ecosistema, lasciando che sia il settore privato a gestire la distribuzione dell'euro digitale. Gli incentivi economici, secondo Balz, sono essenziali per coinvolgere gli intermediari:
"Pertanto, non dovrebbero considerare la fornitura di servizi digitali in euro come una sorta di obbligo, ma dovrebbero esplorare il potenziale economico sviluppando e competendo per soluzioni creative".
Un altro aspetto del progetto da considerare nell'utilizzo delle CBDC è quello dei clienti. È difficile prevedere come i clienti reagiranno a questa nuova forma di moneta emessa dalla banca centrale e fino a che punto il pubblico in generale la adotterà, afferma Grivet, citando l'esempio non troppo riuscito dell'adozione dello yuan digitale cinese. Witlox della BCE è consapevole di tali timori e promette che la CBDC sarà di facile utilizzo e terrà conto di coloro che non possono permettersi una carta di credito o che non dispongono di un conto corrente:
"In linea con la sua natura di bene pubblico, un euro digitale sarebbe anche fondamentalmente gratuito".
Relativamente ai potenziali problemi di anonimato, Witlox sostiene che la BCE non abbia alcun interesse nei dati personali degli utenti e che stia valutando soluzioni per preservare la privacy per impostazione predefinita e per progettazione.
La rivista riporta anche diverse interviste a funzionari americani e asiatici sulle prospettive di regolamentazione delle criptovalute in generale.
Ad esempio, Kristin Johnson, commissario della Commodity Futures Trading Commission degli Stati Uniti, sostiene che l'economia digitale debba essere adeguata agli stessi standard normativi della finanza tradizionale, ritenuti efficaci. Johnson ripete anche la variante del motto "blockchain, not crypto", dubitando della "portata del rapporto" di tutti i potenziali benefici della tecnologia distributed ledger e delle criptovalute private.
Tomoko Amaya, vice ministro per gli Affari internazionali presso l'Agenzia per i servizi finanziari del Giappone (FSA), parla delle vulnerabilità delle "autoproclamate stablecoin", degli squilibri di liquidità e di scadenza, dell'eccessiva leva finanziaria, dell'uso improprio degli asset dei clienti e dei conflitti di interesse. Amaya porta come esempio di successo la rigida regolamentazione del suo Paese, sottolineando l'importanza di un rigido framework internazionale.
Il 24 aprile la BCE ha pubblicato il terzo rapporto sui progressi compiuti nella progettazione dell'euro digitale. Il rapporto presenta l'onboarding da parte dei provider di servizi di pagamento, le vendite touchless nei negozi e le funzionalità online e transfrontaliere. Un documento di analisi della Commissione per gli Affari Economici e Monetari del Parlamento europeo, pubblicato alcuni giorni prima, ha valutato in modo contrastante l'euro digitale, mettendo in guardia dai possibili effetti dirompenti del progetto.
Traduzione a cura di Walter Rizzo