In Australia, un ex appaltatore governativo che nel 2018 aveva minato criptovalute utilizzando supercomputer di proprietà statale non finirà dietro le sbarre.
Secondo un articolo del Sydney Morning Herald, a Jonathan Khoo è stato ordinato di completare 300 ore di servizio comunitario per aver installato codice malevolo su due supercomputer appartenenti alla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) al fine di generare criptovalute.
Khoo era riuscito a minare monete digitali per un valore di circa 9.420 dollari australiani (5.800€), e a depositare tali fondi all'interno dei suoi wallet Ethereum e Monero.
La CSIRO, che conduce ricerche scientifiche e tecnologiche per conto del governo australiano, sottolinea che le azioni di Khoo hanno dirottato la potenza di calcolo dei due supercomputer, causando all'agenzia un danno pari a 76.668 AUD. Le autorità federali australiane contro la criminalità informatica hanno spiegato che, utilizzando tali macchine per interessi personali, Khoo ha sottratto risorse preziose da studi sui cambiamenti climatici, da analisi sui dati pulsar e dalla ricerca medica.
L'attività di mining di Khoo è stata scoperta nel febbraio del 2018, portando al suo licenziamento immediato. L'uomo rischiava fino a 10 anni di reclusione.
Non è la prima volta che alcuni dipendenti sfruttano la potenza di calcolo dei supercomputer per minare criptovalute. Nel febbraio del 2018, alcuni ingegneri del Russian Federal Nuclear Center sono stati arrestati dopo aver tentato di utilizzare uno dei più grandi supercomputer russi per minare BTC.
Il Federal Nuclear Center possiede circa 20.000 dipendenti e si trova a Sarov, una città segreta un tempo non segnalata sulle mappe, dove venne prodotta la prima bomba nucleare dell'Unione Sovietica. Ancora oggi Sarov è chiusa ai visitatori, russi e non, che non presentano i giusti permessi, e il confine è circondato da recinti di filo spinato e vedette militari.