Bitcoin è ufficialmente entrato nel suo dodicesimo anno di esistenza. Dunque, l’occasione è perfetta per ripercorrere questi 11 anni alla ricerca delle tendenze chiave che hanno interessato le criptovalute e la blockchain. Questi trend ci possono offrire spunti utili per prevedere il futuro dell’ecosistema valutario digitale nel prossimo decennio.

Rivolgendo lo sguardo alla storia subito un modello balza all’occhio: le reiterate ondate di interesse per le criptovalute sono state accompagnate da nuovi sviluppi nel settore. In particolare, due grandi volani sono stati l'ascesa degli exchange e la mania delle ICO.

Una rapida accelerazione

Oggi i titolari di criptovalute hanno l’imbarazzo della scelta in termini di exchange, dunque è difficile comprendere l’impatto rivoluzionario che ebbero queste piattaforme quando fecero la loro comparsa per la prima volta. Sebbene Bitcoin fu lanciato a gennaio 2009, il primo exchange di criptovalute, Bitcoin Market, aprì i battenti solamente un anno dopo, a febbraio 2010. Col tempo altri exchange seguirono questo esempio, ivi incluso il famigerato Mt.Gox. Ci vollero solamente 11 mesi dall’inaugurazione di Bitcoin Market prima che BTC un valore pari a quello del dollaro statunitense. 

Facciamo un salto in avanti nel 2016 e osserviamo il lancio a livello mondiale ad opera di Ethereum dello standard ERC-20, il quale portò rapidamente al boom delle ICO tra il 2017 e il 2018. Indipendentemente dall’opinione che se ne può avere, l’esplosione delle ICO fu probabilmente il momento più importante nella storia di questo settore. Una volta che gli imprenditori del mondo tech si resero conto di quanto fosse facile creare il proprio token, l’ecosistema blockchain e il prezzo del Bitcoin crebbero esponenzialmente. 

Anche prima che Bitcoin raggiungesse il prezzo apicale di 20.000$ a dicembre 2017, si parlò di un possibile scoppio della bolla delle ICO. In un settore nascente in cui così tante società sostenevano l’unicità della loro proposta di valore, la quale era spesso soltanto una copia dei progetti altrui, era inevitabile che molte di esse scomparissero.

Tuttavia, il settore criptovalutario è sui generis in quanto il valore della tecnologia sottostante è spesso percepito in linea con la capitalizzazione di mercato. Ma quando l'inverno delle criptovalute è arrivato, le conseguenze sono state pesanti. Poiché i prezzi rimasero bassi dall’inizio del 2018 fino alla primavera del 2019, anche il valore percepito della blockchain e di quasi tutti i token emessi durante il boom subì un calo. Secondo uno studio, meno della metà dei progetti presentati durante l’esplosione delle ICO rimase attiva dopo soli 5 mesi dalla vendita dei token.

Di non solo hype vivono le crypto

Dal crollo del 2018 fu evidente che l’hype da solo non poteva sostenere l’intero ecosistema. La stragrande maggioranza delle società che prometteva di “rivoluzionare” settori esistenti tramite l’introduzione di un token aveva fallito nel proprio intento, e ciò aveva portato a ritenere la blockchain “una soluzione in cerca di problemi”.

Nonostante le critiche, Bitcoin e moltre altre altcoin sono sopravvissuti. Ma è chiaro che parecchie delle iniziative che hanno superato l’inverno crypto ci sono riuscite mantenendo la loro promessa e offrendo un caso d’uso spendibile nel mondo reale. Numerosi sono gli esempi a riprova di ciò.

A garanzia della provenienza

La filiera è uno degli ambiti in cui sembrava che la blockchain avesse molto da offrire e, infatti, si presentava come garanzia al consumatore finale della provenienza di una merce dal dato produttore. Ciononostante, a metà del 2019 Gartner ha riferito che oltre il 90% dei progetti di filiera basati su blockchain stava fallendo. Questo è probabilmente dovuto al fatto che l’interesse collettivo verso questa tecnologia stava diminuendo. 

Tuttavia, vi sono diversi esempi degni di nota di multinazionali che utilizzano la blockchain a livello di filiera e di logistica. Ciò significa che questo caso d’uso è davvero portatore di valore. Nel 2018 Maersk ha implementato la propria soluzione TradeLens basata su blockchain che coinvolge oggi 90 partner, ed è stata adottata anche dall’Ufficio doganale thailandese nell’agosto dello scorso anno. Coca Cola è un altro esempio importante: infatti, il suo progetto pilota ha coinvolto lo scorso anno ben 70 partner.

Il gaming

Il gaming è un altro settore in cui la blockchain sta effettivamente dando un valore aggiunto. Gli asset in-game sono un ambito molto profittevole: infatti, il mercato degli oggetti virtuali vale più di 50 miliardi di dollari. Tuttavia, senza la blockchain gli asset non avrebbero alcun valore sottostante e sarebbero interamente nelle mani degli sviluppatori e delle aziende distributrici dei giochi. I token non fungibili potrebbero trasformare il settore del gaming permettendo agli utenti di prendere pieno controllo di asset unici, come avviene nel caso del pionieristico CryptoKitties.

Vi sono altre applicazioni nel gaming. Il pagamento delle royalties ha rappresentato una sfida in continua evoluzione. Gli sviluppatori di Microsoft Xbox hanno tentato di risolvere i ritardi nei pagamenti che arrivavano fino a 45 giorni a causa di problematiche legate ai calcoli e alla distribuzione. La società ha collaborato con Ernst & Young per sviluppare una soluzione automatizzata basata su blockchain per il pagamento delle royalties dando vita a un processo più efficiente e snello.

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Creare interesse nell’interesse

Sin dalla crisi finanziaria del 2008 è stato di fatto impossibile ottenere ritorni interessanti dai buon vecchi conti di risparmio. Oggi i conti per le criptovalute stanno aprendo nuove possibilità di rendita passiva che non implicano la necessità di speculare sui volatili mercati criptovalutari o di mettere in atto una strategia di investimento attiva. 

Una delle modalità più in voga è il lending, ossia permettere ai titolari di depositare i propri fondi su una piattaforma di prestito in modo che altri utenti possano richiedere un finanziamento che frutti un interesse al prestatore. Anche lo staking rappresenta un’altra modalità per generare un ritorno sull’investimento: infatti, le blockchain in PoS distribuiscono l’equivalente delle ricompense per il mining ai partecipanti alla rete.

Indipendentemente dalla soluzione di lending prescelta dai titolari, i ritorni sono generalmente molto più alti di quelli che si otterrebbero depositando i propri fondi in un tradizionale conto bancario. Chiaramente anche i rischi sono maggiori, a seconda della tipologia di investimento e di piattaforma scelti.

Riserva di valore

La finalità originaria del Bitcoin era quella di conservare il valore, e questa rimane comunque ancora oggi uno dei suoi principali volani di crescita. Negli ultimi anni e durante l’inverno crypto, i cittadini di Paesi quali Venezuela, Argentina e Iran si sono rivolti al Bitcoin come strumento per proteggere il loro patrimonio dall’iperinflazione. Gli eventi geopolitici, tuttavia, potrebbero avere un impatto sull’attrattiva delle criptovalute in qualità di riserva di valore.

L’utilizzo della blockchain come protezione dall’inflazione rappresenta un ponte tra la tecnologia emergente e un problema economico attuale. 

Possibilità di miglioramento

Nonostante i progressi, è comunque possibile migliorare ancora molto. In particolare, le barriere all’entrata per i nuovi utenti continuano ad essere la problematica maggiore dell’ambiente criptovalutario. Persino oggi, nel 2020, possedere valute digitali significa spesso fare affidamento su tecnologie e piattaforme poco familiari. E questo può essere demotivante per utenti meno ferrati, sebbene progetti come Skrill stiano tentando di eliminare questi ostacoli all’ingresso.

La reputazione è invece una sfida a sé. Solamente nel 2019 vi sono stati 12 importanti attacchi agli exchange. Anche le truffe sono ancora troppo diffuse. È spiacevole che le grandi notizie riguardo alle crypto siano prevalentemente di questo stampo e che siano proprio queste le uniche ad essere riportate dai media mainstream. Ad esempio, il podcast Missing Cryptoqueen della BBC sulla scomparsa di Ruja Ignatova di OneCoin ha riscosso un grande successo.

La triste verità è che per molte persone che non conoscono le criptovalute queste notizie sono l’unica fonte da cui attingere per crearsi un’opinione sul tema.

Costruire la reputazione delle crypto

Niente di tutto ciò intende sminuire gli sforzi profusi dai principali attori del mercato per stabilire una migliore reputazione delle criptovalute. Coinbase si è sempre impegnata per distinguersi nella volontà di rimanere compliant con gli enti regolatori. È stata la seconda società a vincere la New York Bitlicense, seguita da altre realtà come Xapo e Bitstamp. Nel Regno Unito, Kraken Futures opera sotto la supervisione della U.K. Financial Conduct Authority.

Tuttavia, l’ingresso nell’ecosistema criptovalutario di società e istituti di credito affidabili è fondamentale per favorire l’adozione di questi strumenti finanziari ad opera di nuovi utenti. Questo ha diverse finalità.

In primo luogo, il loro ingresso contribuisce a creare un legame concreto tra il mondo finanziario esistente e il nuovo ecosistema di asset digitali. Come detto più sopra, creare un ponte reale tra un dato settore e la blockchain è la chiave del successo per le tecnologie emergenti. Inoltre, ridurre le barriere all’ingresso per i nuovi utenti è di fondamentale importanza se le crypto intendono raggiungere una grande diffusione.

Un beneficio meno tangibile, ma altrettanto importante, è promuovere ulteriormente la reputazione delle criptovalute fra chi non le conosce. Questa problematica può essere risolta creando un ponte tra fornitori di servizi finanziari ormai riconosciuti e le criptovalute. 

Gli 11 anni trascorsi dall’inaugurazione di Bitcoin sono stati burrascosi per chiunque sia stato coinvolto nel settore. Ma in questo periodo il token è passato da strumento cypherpunk a incredibile strumento finanziario. Inoltre, soltanto adesso il potenziale della tecnologia sottostante ha cominciato a lasciare un reale segno a livello economico. Una ulteriore rimozione delle barriere all’ingresso sarà fondamentale per permettere alle criptovalute di crearsi una nicchia all’interno della infrastruttura finanziaria esistente. Una volta che ciò accadrà, questi strumenti cominceranno a diffondersi a macchia d’olio.

Lorenzo Pellegrino è il CEO di Skrill, Neteller e Income Acces presso Paysafe Group. Prima di ricoprire questo ruolo, dal 2012 al 2015 Pellegrino è stato vicepresidente allo sviluppo digitale presso Optimal Payments PLC. Prima di entrare in Optimal Payments ha occupato posizioni dirigenziali in Skrill (precedentemente come Moneybookers): prima in qualità di vicepresidente agli acquisti e gestione clienti nel Regno Unito e poi come vicepresidente allo sviluppo commerciale negli Stati Uniti. Pellegrino si è laureato in Pubblica amministrazione e Gestione delle istituzioni internazionali alla Bocconi. Ha anche frequentato l’Università di Westminster nel Regno Unito dove ha conseguito un certificato di inglese commerciale e un diploma di specializzazione in marketing.