Il ministero delle finanze indiano ha richiesto l’attuazione di normative fiscali su Bitcoin (BTC) nel Paese. Secondo il Times of India, il Central Economic Intelligence Bureau, o CEIB, ha presentato di recente una bozza che propone l’imposizione di un’imposta del 18% sul trading di Bitcoin.

Le cifre stimate dal CEIB collocano il volume delle transazioni di Bitcoin in India oltre i 5,4 miliardi di dollari. Pertanto, la tassa del 18% proposta porterebbe al governo circa 970 milioni di dollari.

Nell’ambito del piano proposto, il CEIB sta facendo pressione per classificare le valute virtuali come “asset intangibili,” facendole rientrare nella sfera di competenza del GST, con tasse applicate ai profitti derivanti dal trading.

Commentando la notizia, Tanvi Ratna, CEO della società di consulenze crypto indiana Policy 4.0, ha twittato:

“Purtroppo, questo non implica necessariamente che le crypto saranno legali. Secondo la legge indiana, anche il reddito illegale è tassabile e evaderne le tasse conta come attività criminale.”

Nel 2011, il ministero delle finanze indiano ha chiarito che l’evasione fiscale su fonti di reddito illegali rappresenta un reato penale. In quel periodo, il governo era impegnato a riclassificare tutte le forme di evasione fiscale come reati penali.

Escludendo l’annullamento a marzo del divieto della Reserve Bank of India contro le banche che offrono servizi ai crypto exchange da parte della Corte Suprema, non è successo molto nel contesto delle normative crypto nel Paese.

La mancanza di chiarezza normativa starebbe ostacolando un maggiore coinvolgimento degli investitori nel settore. Tuttavia, nel 2020 il mercato indiano del trading peer-to-peer crypto ha continuato la sua crescita.