Secondo un report di CNBC TV18 India, il governo indiano ha intenzione di riclassificare i crypto exchange come piattaforme di e-commerce, il che ridurrà la tassa sui beni e servizi (GST) che gli utenti devono pagare per transazione, o per trade, all'1%. 

Attualmente, il governo indiano riscuote una GST del 18% sulle transazioni condotte sugli exchange registrati, pagata dagli utenti come commissioni di trading. Il processo è simile al protocollo fiscale degli intermediari azionari indiani.

Tuttavia, a seconda del domicilio legale dell'exchange, la nuova proposta GST potrebbe risultare in maggiori responsabilità fiscali per alcuni utenti. A luglio, Business Insider India ha riferito che il governo potrebbe chiedere agli exchange stranieri di mantenere il 18% di GST quando si interfacciano con cittadini indiani. Gli exchange d'oltreoceano sono tipicamente esenti dalla registrazione GST in India, con il risultato di un notevole divario fiscale tra gli utenti delle diverse piattaforme.

I legislatori indiani rimangono fortemente divisi sullo sviluppo di un quadro normativo per le criptovalute nel paese. Le proposte di legge vanno dalla classificazione delle criptovalute come materie prime al divieto assoluto di tali asset. L'anno scorso, la Corte Suprema dell'India ha eliminato il divieto della Reserve Bank of India che proibiva alle banche di collaborare con le aziende operanti con le criptovalute. Nel frattempo, il primo ministro Narendra Modi ha pubblicamente sostenuto la tecnologia blockchain ma, per ironia della sorte, è stato recentemente vittima di un attacco hacker su Twitter.