Secondo un annuncio ufficiale pubblicato il 15 Novembre, Poloniex, il crypto exchange di Justin Sun, si sta preparando a ripristinare le operazioni dopo aver subito una grave violazione a Novembre.

Nella comunicazione, la società ha dichiarato che la piattaforma ha "in gran parte completato" gli sforzi per il ripristino dopo la violazione da 100 milioni di dollari.

"Ora la piattaforma funziona senza problemi", ha dichiarato Poloniex nel suo ultimo aggiornamento relativo alla ripresa dei servizi. L'exchange ha ingaggiato una "società di security auditing di alto livello" per migliorare la sicurezza dei fondi su Poloniex al fine di ripristinare presto i depositi e i prelievi, la società ha aggiunto:

"Attualmente sono in corso le fasi finali dei processi di audit e verifica della sicurezza per Poloniex. Al termine della verifica, riprenderemo prontamente i servizi di deposito e prelievo sulla nostra piattaforma".

La società ha inoltre dichiarato che il "processo di valutazione" è ancora in corso e potrebbe richiedere diversi giorni.

Poloniex non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento di Cointelegraph.

Il 10 Novembre Poloniex ha subito una grave violazione della sicurezza: gli aggressori hanno rubato almeno 100 milioni di dollari in cripto dall'exchange. Successivamente, il team di Poloniex ha disabilitato il wallet dopo aver scoperto deflussi sospetti. Secondo CertiK, società di sicurezza blockchain, l'incidente è stato probabilmente causato da una "compromissione della chiave privata".

Sun, il proprietario di Poloniex — acquisito nel 2019 — è intervenuto su X (ex Twitter) subito dopo la disattivazione del wallet da parte dell'exchange, comunicando che il team stava già indagando sulla violazione. Sun ha promesso di rimborsare completamente gli utenti colpiti, affermando che Poloniex "mantiene una sana posizione finanziaria" e sta cercando collaborazioni con altri exchange per recuperare i fondi persi.

All'inizio del 2023, Poloniex ha accettato di pagare un accordo da 7,6 milioni di dollari richiesto dall'Office of Foreign Asset Control del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti in relazione a più di 65.000 apparenti violazioni di diversi programmi sanzionatori.