Stando ai dati raccolti da Luke Dashjr, uno dei core developer di Bitcoin (BTC), il 60,22% dei full-node della blockchain utilizza ancora un software vulnerabile all'inflation bug.

In particolare, il software in questione è presente in 60.101 full-node di Bitcoin, nonostante risulti vulnerabile al bug CVE-2018-17144: si tratta di una falla nella sicurezza che consente ai miner di gonfiare artificialmente la massa monetaria della criptovaluta, semplicemente inserendo un double input.

Come riportato a settembre dello scorso anno su Cointelegraph, gli sviluppatori avevano preferito mantenere segreta la questione, probabilmente a causa delle conseguenze potenzialmente catastrofiche per l'intero ecosistema. La presenza di questa vulnerabilità venne svelata soltanto più tardi, in seguito alla pubblicazione di una nuova versione del software volta a risolvere il problema.

Le statistiche pubblicate da Dashjr rivelano inoltre che al momento sono presenti ben 99.638 full-node attivi di Bitcoin: una cifra circa dieci volte più alta rispetto a quanto riportato dalla maggior parte delle piattaforme di analisi delle blockchain. Ad esempio, BitNodes afferma che esistono 9.515 nodi di Bitcoin, mentre CoinDance ne segnala 9.391.

Dashjr spiega il motivo di tale discrepanza: queste piattaforme includono soltanto i full-node in modalità listening, maggiormente visibili e quindi più semplici da trovare. Si tratta tuttavia di un mero dettaglio tecnico, in quanto anche gli economic node possono gestire le transazioni:

"A dire il vero, elencare soltanto i listening node non è un dato molto utile. I non-listening node sono altrettanto importanti."