Il CEO di Ripple, Brad Garlinghouse, prevede che la lunga disputa della sua azienda contro la Securities Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti sia ormai prossima al termine. Inoltre, rimane fiducioso del fatto che avrà un esito positivo per Ripple.

Intervistato dalla CNBC durante il World Economic Forum di Davos, in Svizzera, Garlinghouse ha affermato che il verdetto potrebbe arrivare già entro giugno, ora che entrambe le parti hanno presentato tutte le proprie argomentazioni in tribunale:

"Ci aspettiamo una decisione da parte di un giudice entro la fine dell'anno. Non possiamo controllare quando il giudice prenderà la sua decisione, ma sono ottimista del fatto che nei prossimi mesi questo caso avrà finalmente una chiusura."

Garlinghouse e gli investitori in XRP sembrano fiduciosi della vittoria in tribunale. Il CEO di Ripple ha inoltre definito "imbarazzante" il comportamento della SEC:

"In quanto cittadino statunitense, certe volte il comportamento della SEC è stato imbarazzante. Durante questo caso sono successe cose davvero assurde."

Garlinghouse ha anche affermato che la sua azienda è stata tradita dal regolatore, poiché ha intentato la causa nonostante Ripple abbia contattato la SEC per ben tre volte nella speranza di ottenere maggiore chiarezza normativa:

"Nemmeno una volta mi hanno detto: 'Pensiamo che XRP potrebbe essere una security.' Poi all'improvviso dichiarano: 'Abbiamo sempre pensato che XRP fosse una security, semplicemente non te lo abbiamo mai detto.'

Non mi sembra una partnership salutare tra settore pubblico e privato."

Pur comprendendo che l'esito del caso avrà enormi implicazioni per l'intero settore delle criptovalute, Garlinghouse ha ribadito che Ripple accetterà un accordo soltanto che sarà reso chiaro che XRP (XRP) non è una security. Tuttavia, "la SEC e Gary Gensler hanno affermato apertamente di considerare quasi tutte le criptovalute delle security. [...] quindi ritengo sia improbabile che questo accada."

Garlinghouse intervistato dalla CNBC al World Economic Forum di Davos, Svizzera. Fonte: CNBC.

Garlinghouse ha aggiunto che la SEC dovrebbe esaminare l'operato di altri Paesi, maggiormente favorevoli alle criptovalute, che stanno mettendo in piedi quadri normativi che regolano il settore senza soffocare l'innovazione. Ha a tal proposito citato Emirati Arabi Uniti, Giappone, Singapore, Svizzera e Regno Unito.

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La causa è stata avviata dalla SEC nel dicembre del 2020, sostenendo che Ripple avrebbe venduto illegalmente il suo token XRP, considerabile un titolo azionario non registrato. Ripple ha contestato l'accusa, sostenendo che XRP non costituisce un contratto d'investimento secondo il test di Howey.

Se le due parti non riusciranno a raggiungere un accordo, il tribunale distrettuale di New York emetterà una sentenza autonoma o sottoporrà la questione a una giuria.