Secondo quanto riportato da Bloomberg il 24 novembre, BitRiver, il più grande data center dell'ex Unione Sovietica, aperto circa un anno fa nella città siberiana di Bratsk, viene utilizzato dai suoi clienti soprattutto per minare Bitcoin (BTC).

Il data center consente ai miner di criptovalute di sfruttare l'energia a basso costo in quella che una volta era la più grande fonderia di alluminio al mondo. L'impianto è stato costruito dall'URSS negli anni '60, e la centrale idroelettrica utilizzata per alimentare le sue attività è ancora attiva.

Clima freddo, energia a basso costo

La posizione del data center beneficia anche di un clima freddo che consente all'hardware di funzionare a tassi di efficienza più elevati, riducendo così costi di raffreddamento.

Oleg Deripaska, miliardario e presidente di Rusal, la seconda più grande azienda al mondo di alluminio, è il maggiore azionista di Bitriver. Secondo l'articolo, avrebbe avuto l'idea di costruire il data center circa cinque anni fa, e ha diretto la sua azienda Rusal insieme al produttore di energia En+, riconvertendone le strutture.

Secondo Bloomberg, la legge russa non riconosce il mining di criptovaluta. Essendo quindi una "zona grigia" a livello legale, Bitriver non si occupa direttamente del mining, ma fornisce solo attrezzature e servizi tecnici ai suoi clienti, che provengono da Giappone, Cina e Stati Uniti, operando come qualsiasi altro data center.

En+, di cui Deripaska e la sua famiglia possiedono il  45%, fornisce fino a 100 megawatt di energia alla struttura, sufficiente per sostenere 100.000 abitazioni. L'impianto è la più grande centrale idroelettrica in Russia e il data center gli consente di vendere costantemente l'energia in eccesso e diversificare la sua clientela.

BitRiver paga l'energia a circa 2,4 rubli per chilowattora, equivalenti a 0,038$ (IVA esclusa) e la rivende a 3,5 rubli (0,055$) ai miner. A confronto, il prezzo medio dell'elettricità negli Stati Uniti è di circa 0,12$ per kWh.

Miner di Bitcoin non spaventati dal calo dei prezzi

Questa settimana, sia Bitcoin che l'intero mercato delle criptovalute hanno registrato un significativo calo dei prezzi. BTC è sceso temporaneamente sotto la soglia dei 7.000$, ma i miner sembrano voler continuare a potenziare le proprie attrezzature.

"Non c'è alcuna resa da parte dei miner", ha commentato l'imprenditore Alistair Milne, sottolineando l'aumento dell'hashrate e della difficoltà della rete:

"Sono profondamente consapevoli dell'arrivo dell'halvening e non sono spaventati dal recente calo."

Come riportato da Cointelegraph questa settimana, la società di mining tedesca Northern Bitcoin ha siglato un accordo di fusione con il competitor statunitense Whinstone, con l'obiettivo di costruire quella che dovrebbe essere la più grande mining farm al mondo.