Questa settimana, tutti i temi che coinvolgono la Cina sono passati in secondo piano dopo le notizie di un altro giro di vite che hanno travolto il settore, minacciando di rovesciare i mercati in un vero e proprio bear market.

I miner abbandonano il Paese

La situazione sembrava positiva finché una sentenza è arrivata dai piani alti. Liu He, vicepremier della Cina e uno degli otto membri del politburo cinese, ha presieduto una riunione sulla prevenzione e il controllo dei rischi finanziari. Una delle decisioni risultanti è stata la repressione del mining di Bitcoin e delle attività di trading crypto, infrangendo le speranze di un contesto normativo più aperto. Diverse reazioni immediate hanno indicato che la sentenza non sarebbe stata presa alla leggera. La provincia della Mongolia Interna, per esempio, ha creato una linea telefonica dedicata alla segnalazione di individui che disobbediscono all’ordine.

BTC.TOP, una delle più grandi mining pool nel mondo con circa il 2,5% dell’hash rate globale, si è subito conformata al provvedimento annunciando la chiusura delle attività. Questo non ha impedito al fondatore di BTC.TOP, Jiang Zhuo, di commentare sulla piattaforma di micro-blogging Weibo che Bitcoin è uno strumento a disposizione della Cina per spezzare il monopolio del dollaro statunitense nel commercio internazionale.

Gli opinionisti occidentali cercano risposte

Il ruolo della Cina nella comunità del mining è sempre stato una grande fonte di diffidenza tra est e ovest: alcuni Bitcoiner sostengono che il potenziale controllo cinese sul mining potrebbe minacciare la capacità della blockchain di rimanere completamente decentralizzata. Di conseguenza, alcuni hanno celebrato la notizia sul divieto, anticipando che la mining community diventerà più frammentata.

Tuttavia, il divieto delle operazioni in Cina non significa che le compagnie cinesi perderanno la loro posizione dominante nel settore. Come fatto notare da Dovey Wan, partner presso Primitive Capital, molti miner stanno semplicemente facendo le valigie e lasciando il Paese. Registrare le operazioni e creare una sede in regioni come gli USA, il Kazakistan o persino in Africa non cambierà il fatto che i Bitcoin (BTC) guadagnati saranno di proprietà di miner cinesi. In realtà, questo sviluppo renderà la centralizzazione del network più difficile da monitorare.

Finora, exchange e piattaforme di trading non sono stati particolarmente colpiti. Nel 2017, quando gli exchange sono stati presi di mira per la prima volta da nuove normative, l’impatto è stato molto più forte in quanto molti degli exchange leader erano registrati in Cina. Oggi tali piattaforme hanno tutte sedi in altri Paesi, hanno server offshore e si rivolgono a basi di utenti molto più diversificate. Le autorità locali avranno molto meno interesse ad interferire in queste attività, dato che l’impatto sulla società cinese è molto meno evidente.

Huobi ha sospeso temporaneamente il trading di future per gli utenti cinesi, ma non sembra essere un cambiamento permanente alle operazioni. La piattaforma di trading future Bybit ha rivelato che chiuderà gli account registrati con numeri di telefono cinesi entro il 15 giugno; ma dato che gran parte dei suoi utenti non è cinese, l’impatto negativo sarà molto inferiore al rischio di continuare a offrire i suoi servizi in Cina.

Una doppia vittoria per la Cina

Questa nuova situazione sembra essere particolarmente vincente per la Cina, in quanto può avvicinarsi ai suoi obiettivi ambientali riducendo il numero di Bitcoin miner. Allo stesso tempo, sta consolidando l’eCNY come unico asset digitale del Paese.

Inoltre, i profitti derivanti dal mining e dagli exchange sono destinati a tornare nel Paese, in quanto è poco probabile che gli uffici degli exchange e delle operazioni di mining seguiranno l’hardware fuori dalla Cina.

Hong Kong introduce nuove misure contro le crypto

Hong Kong sta portando avanti il suo divieto del trading retail di criptovalute annunciando una soglia minima di circa 1 milione di dollari per gli investimenti. Christopher Hui, Segretario per i servizi finanziari e il tesoro, ha difeso i requisiti sostenendo che proteggono gli investitori, impediscono la manipolazione di mercato e tutelano contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.

La decisione renderà sicuramente le criptovalute più facili da tracciare nella regione amministrativa speciale, rendendo più difficile ai cittadini della Cina continentale aggirare le normative.