La Corea del Sud continuerà a vietare le Initial Coin Offering (ICO): lo ha confermato la Commissione per i Servizi Finanziari (FSC), l'organo di regolamentazione del paese, in un recente comunicato stampa.

Svelando i risultati di uno studio condotto a partire da settembre dello scorso anno, la FSC ha tuttavia scoperto che numerosi gestori di ICO conducono le proprie attività all'estero, raccogliendo comunque fondi da cittadini sudcoreani.

La Corea del Sud ha ufficialmente vietato le ICO a settembre 2017, citando la mancanza di stabilità e la semplicità di manipolazione come motivazioni per tale scelta. "Se avviene un atto illecito, un ente di terze parti deve intervenire. Ma è difficile intervenire quando il volume delle transazioni o il prezzo aumentano improvvisamente", aveva al tempo dichiarato un funzionario della FSC.

Ad agosto l'Assemblea Nazionale aveva iniziato a discutere riguardo alla legittimità di tale divieto, facendo sperare in un annullamento della decisione. "Il governo ha adottato una posizione cauta nei confronti dell'istituzionalizzazione delle ICO. Continueremo a mantenere questa posizione", è tuttavia possibile leggere nel comunicato stampa.

Il crollo dei mercati delle criptovalute ha fortemente danneggiato il settore delle Initial Coin Offering. Stando ai dati raccolti da ICObench, il valore di numerosi token è ora persino inferiore al prezzo originale di vendita.