Tiberius Group AG, società di gestione patrimoniale con sede in Svizzera, ha posticipato la vendita di Tiberius Coin, una nuova criptovaluta il cui valore si basa su quello di svariati metalli. Il motivo di tale ritardo, spiega la compagnia, è dovuto alle tariffe eccessivamente alte imposte dai gestori delle carte di credito.
Lo compagnia ha annunciato di voler rilasciare una moneta legata al prezzo di sette metalli — rame, alluminio, nickel, cobalto, stagno, oro e platino — appena lo scorso mese. Giuseppe Rapallo, CEO della compagnia e gestore del progetto, aveva dichiarato: "invece di supportare la valuta digitale con un solo bene reale, abbiamo scelto un insieme di metalli comunemente utilizzati nel settore tecnologico. Questo fornirà maggiore diversificazione, rendendo la moneta più stabile e attraente per gli investitori"
Tale lancio è stato tuttavia posticipato a causa di tariffe considerate dall'azienda "inaccettabili". Tiberius non potrà infatti gestire gli ordini, dal valore complessivo di circa 15 milioni di dollari, a causa delle eccessive limitazioni imposte sulle carte di credito:
"Al momento stiamo investendo pesantemente nella piattaforma, migliorandola e lavorando con gestori di carte di credito molto importanti, così da offrire un ulteriore strumento di pagamento per i nostri clienti. Tutti gli investitori che hanno partecipato alla vendita riceveranno un rimborso completo entro 30 giorni".
In passato le compagnie di carte di credito hanno mostrato una certa esitazione a lavorare con aziende operanti nel settore delle criptovalute. A giugno, la banca statunitense Wells Fargo ha annunciato che non avrebbe più permesso ai propri clienti di acquistare monete digitali utilizzando carte di credito a causa dei numerosi rischi associati agli investimenti in questo settore.
A febbraio di quest'anno anche J.P. Morgan Chase, Bank of America e Citigroup hanno vietato l'acquisto di criptovalute con le proprie carte di credito.