Non è un segreto che negli ultimi anni molti eventi fisici abbiano avuto iterazioni digitali o siano stati interamente digitalizzati nella realtà virtuale.

Recentemente, in Colombia, un giudice locale ha stabilito di svolgere un'udienza nel metaverso come esperimento tecnologico. Si trattava di un caso civile relativo ad un incidente stradale, che progredirà "parzialmente" nel metaverso.

Sebbene molti credano che il metaverso rimodellerà la nostra vita sociale, ci si chiede se la realtà digitale possa servire al meglio ad affrontare momenti importanti per la società, come i casi giudiziari, in cui potrebbe essere in gioco il futuro di un individuo. Cointelegraph ha intervistato Carlo D'Angelo, ex professore di diritto e avvocato difensore specializzato in criptovalute, per capire meglio il possibile ruolo del metaverso nel sistema legale. 

Il caso giudiziario del metaverso in Colombia non si discosta molto da ciò che i sistemi legali di tutto il mondo hanno dovuto fare durante la pandemia COVID-19, ovvero convertirsi al digitale. D'Angelo ha riferito che:

"L'urgente necessità di svolgere le attività giudiziarie, in mezzo ad una pandemia globale, ha certamente accelerato l'adozione di massa da parte dei giudici di Zoom e di altri servizi di videoconferenza".

D'Angelo ha dichiarato a Cointelegraph che, sebbene queste sessioni di Zoom abbiano funzionato per lo spostamento dei fascicoli e delle udienze in tribunale, la tecnologia con cui stiamo attualmente lavorando non si adatti particolarmente ai processi con giuria.

Udienza del tribunale colombiano nel metaverso, 15 febbraio 2023. Fonte: Reuters

Il motivo principale è che i "sottili indizi visivi", i pregiudizi e gli indizi verbali e non verbali di persona non vengono colti a distanza, soprattutto quando ci si trova davanti un avatar nel metaverso.

"Sebbene sia possibile superare questi problemi in un processo civile – soprattutto con il consenso delle parti – i processi penali virtuali sollevano ulteriori problemi".

D'Angelo ha aggiunto che osservando l'udienza del tribunale colombiano si sia chiesto quali segnali fisici non siano stati colti, come l'alzata di sopracciglio del giudice o il nervosismo dell'opposizione.

"Mi sembra che fare da avvocato attraverso un avatar digitale sottragga qualcosa di fondamentale ed emotivamente importante a quell'esperienza".

Ha continuato sostenendo che potrebbe essere possibile superare alcuni di questi problemi in un processo civile, anche se i processi penali virtuali continueranno a sollevare ulteriori preoccupazioni, dal momento che è in gioco la libertà di una persona.

Almeno negli Stati Uniti, ha detto, sono in gioco troppi diritti costituzionali, come il diritto dell'imputato di essere "presente" al processo e il diritto di "confrontarsi" con i testimoni dell'accusa ai sensi del Sesto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.

D'Angelo ha sottolineato che, sia come avvocato che come "tecnologo", è ottimista sul futuro della tecnologia Web3 e sulla possibilità che essa possa far progredire la professione legale. Tuttavia, ritiene che ci siano ancora molte sfide da superare prima che i tribunali adottino processi e udienze nel metaverso. 

"L'innovazione non può prescindere da un processo equo".

Secondo l'intervistato, il futuro delle udienze in metaverso dipenderà in larga misura dall'adozione di massa della realtà aumentata o virtuale da parte del pubblico. Se tutte le parti si troveranno a proprio agio con la tecnologia, ha commentato, "forse assisteremo alla comparsa di udienze metaverse nei registri dei tribunali"

Al momento, c'è una community crescente di avvocati, sostenitori e altri soggetti coinvolti in questioni legali, che stanno acquisendo familiarità con le tecnologie Web3 e con il loro impatto sul settore.