Con una sentenza storica emessa nel Regno Unito dal giudice James Mellor il 14 marzo 2024, il tribunale ha respinto la pretesa quasi decennale dell'informatico australiano Craig Wright di essere Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo creatore del Bitcoin (BTC).
La sentenza è stata emessa dopo una lunga battaglia legale tra Wright e la Crypto Open Patent Alliance (COPA), una coalizione di importanti società crypto che cercava di impedire a Wright di far valere la sua presunta proprietà intellettuale su Bitcoin.
La COPA ha intentato una causa contro Wright nel 2023, sostenendo che l'uomo aveva falsificato un gran numero di documenti per "dimostrare" di essere il vero Nakamoto. La coalizione ha richiesto un provvedimento ingiuntivo per impedire a Wright di sostenere di essere il creatore del Bitcoin, il che potrebbe avere implicazioni di vasta portata per il settore delle criptovalute.
L'arringa conclusiva del caso è iniziata il 12 marzo a Londra, quando il team legale della COPA ha presentato un duro atto d'accusa contro Wright. Il team legale della COPA ha concluso dicendo:
"È stato dimostrato che il dr. Wright ha mentito su scala straordinaria. [...] Ha inventato un'intera storia biografica, producendo un gran numero di documenti falsificati a sostegno delle sue bugie."
Alla fine la sentenza di Mellor è stata inequivocabile, evidenziando che Wright non è stato in grado di fornire alcuna prova credibile a sostegno delle sue affermazioni. Ha inoltre definito "inaffidabili" le dichiarazioni e i documenti presentati da Wright, ponendo di fatto fine ai suoi tentativi di rivendicare la proprietà intellettuale del progetto Bitcoin. Ha concluso il procedimento affermando:
"Il dr. Wright non è l'autore del white paper di Bitcoin. Non è la persona che ha adottato lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto nel periodo 2008-2011. Non è la persona che ha creato il sistema Bitcoin. [...] Non è nemmeno l'autore delle versioni iniziali del software di Bitcoin."
Il mistero di Satoshi Nakamoto
L'identità di Nakamoto è stata oggetto di intense speculazioni e dibattiti all'interno della crypto-community per oltre un decennio. Sebbene nel corso degli anni numerosi individui abbiano rivendicato di essere Satoshi Nakamoto, le affermazioni di Wright sono state tra le più persistenti e controverse.
La prima dichiarazione di Wright in tal senso risale al 2016, quando sostenne di poter dimostrare la propria identità con prove crittografiche. Tuttavia, le informazioni presentate sono state accolte da un diffuso scetticismo da parte della community: molti esperti hanno messo in dubbio la validità delle prove ed evidenziato incongruenze nei suoi resoconti.
Nonostante lo scetticismo iniziale, Wright ha continuato a sostenere la propria tesi, presentando ulteriori "prove" per dimostrare di essere Satoshi Nakamoto. Fra queste citiamo versioni iniziali e mai rilasciate del codice di Bitcoin, scritti personali e altri materiali che sosteneva provenissero dal primo periodo di sviluppo.
That time #RichardHeartWasRight exposed #CraigWright of being the #FakeSatoshi in front of a live audience... pic.twitter.com/D6Djv6BX9j
— HexyFutureGary (@HexyFuture) March 14, 2024
Tuttavia, indagini e analisi indipendenti condotte da vari esperti e ricercatori hanno costantemente messo in dubbio l'autenticità delle prove di Wright. Molti all'interno della crypto community lo hanno accusato di aver falsificato tali documenti e di aver tentato più volte di ingannare il pubblico in merito al suo coinvolgimento nella creazione del Bitcoin.
Dato che per anni Wright ha sostenuto di essere Nakamoto, mettendo così a rischio il futuro del Bitcoin, nel 2020 è stata fondata la Crypto Open Patent Alliance: una coalizione di importanti società operanti nel settore delle criptovalute, tra cui Coinbase, Block, Meta, MicroStrategy, Kraken, Paradigm, Uniswap e Worldcoin.
L'alleanza mira a incoraggiare e promuovere l'adozione e il progresso delle tecnologie legate alle criptovalute, eliminando al contempo i problemi legali che soffocano la crescita dell'ecosistema. Nel 2023 la COPA ha intentato una causa contro Wright, chiedendo un provvedimento ingiuntivo per impedirgli di affermare ulteriormente di essere Nakamoto. Durante il processo, la COPA ha presentato numerose prove e testimonianze di esperti che hanno messo in dubbio la validità delle affermazioni di Wright e l'autenticità dei documenti da lui forniti.
Analisti forensi ed esperti di crittografia hanno testimoniato che molti dei materiali forniti da Wright mostravano chiari segni di manomissione e falsificazione, gettando ulteriori dubbi sulle sue affermazioni.
Implicazioni per il futuro del Bitcoin
La sentenza di Mellor ha implicazioni di vasta portata per l'industria delle criptovalute e per il futuro del Bitcoin. Il rigetto delle dichiarazioni di Wright rafforza la natura decentralizzata dell'asset digitale, consentendo alla community di concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo e sull'adozione della valuta senza la minaccia incombente di ulteriori rivendicazioni di proprietà.
Inoltre, la sentenza funge anche da monito contro i tentativi fraudolenti di minare il più ampio ecosistema crypto.