Lo studio legale per investitori in criptovaluta Silver Miller ha presentato delle domande di arbitrato nei confronti dei colossi telco AT&T e T-Mobile, per furti perpretati tramite la pratica del "SIM-swapping". Lo rivela un comunicato stampa pubblicato l'8 novembre

Il SIM-swapping, noto anche come "scam port-out", consiste nella compromissione di conti bancari e account di social media tramite il furto di un numero di cellulare, grazie al fatto che molte aziende utilizzano messaggi automatici o telefonate per l'autenticazione del cliente.

Secondo uno dei documenti resi pubblici da Silver Miller, presentato contro AT&T per conto di detentori di criptovalute che hanno subito dei furti tramite sim-swapping, nel 2017 il colosso delle telecomunicazioni di Dallas vantava ricavi operativi superiori a 160 miliardi di dollari e più di 444 miliardi di dollari di asset.

Il reclamo afferma che "come conseguenza delle mancanze di AT&T", il cliente di Silver Miller ha subito il furto di asset di criptovaluta tramite SIM swap per un valore di oltre 621.000$, anche dopo che AT&T gli aveva assicurato di aver aumentato la sicurezza del suo account in seguito a un altro tentativo di furto precedente.

Come sostiene Silver Miller, AT&T è ben consapevole del "danno pervasivo" posto dal SIM-swapping: in passato, la società aveva infatti emesso degli avvisi per mettere in guardia il pubblico da tale minaccia.

AT&T è accusata di agire "come co-cospiratore del furto tramite la sua estrema negligenza", permettendo il trasferimento del numero di cellulare del titolare dell'account all'attaccante e "dimostrando di essere in malafede attraverso la sua consapevolezza e deliberata indifferenza per il rischio corso dalle informazioni personali del richiedente."

Secondo il comunicato stampa, gli altri casi presentati dalla ditta nei confronti di T-Mobile riguardano alcune vittime che hanno perso rispettivamente 400.000$ e 250.000$, sempre a causa del SIM-swapping.

Questa estate, Cointelegraph ha intervistato Michael Terpin, un investitore di lunga data, che ha denunciato AT&T per negligenza dopo aver subito un furto di 24 mln di dollari in asset crypto.

Terpin, che ha co-fondato BitAngels nel 2013 e, più recentemente, la società di PR Transform Group, ha sottolineato che molti token "più piccoli" non possono essere conservati in un cold storage, ma piuttosto in un wallet nativo. Sono quindi più vulnerabili alla negligenza, o a quella che definisce addirittura "presunta complicità", dei gatekeeper dei dati personali degli utenti. Ha consigliato agli investitori di utilizzare un numero Google Voice:

"Ti serve un operatore che non ha un negozio fisico in cui un dipendente che viene pagato 10$ all'ora può essere corrotto per divulgare le tue informazioni personali e, con esse, la tua vita digitale."