A partire da questa settimana, i cittadini del Venezuela dovranno necessariamente utilizzare il Petro, la criptovaluta nazionale, per il pagamento delle tariffe sui passaporti: la notizia è stata rivelata in una recente conferenza stampa da Delcy Rodriguez, vicepresidente del paese.

A meno di un mese dal lancio ufficiale della criptovaluta, previsto per il 5 novembre, Rodriguez ha confermato che i pagamenti per le richieste di passaporto potranno essere effettuati soltanto in Petro, ma ad un prezzo decisamente più alto del normale: 2 Petro per un nuovo passaporto, ed 1 Petro per ottenere un'estensione del permesso.

Tuttavia il salario mensile minimo in Venezuela, spiega Bloomberg in un articolo, è quattro volte inferiore rispetto rispetto al costo della nuova tariffa. Con tale direttiva il governo sta chiaramente tentando di ridurre il forte tasso d'emigrazione del paese: numerosi cittadini passano svariati giorni in coda pur di ottenere un passaporto. Secondo le stime delle Nazioni Unite, ogni giorno ben 5.000 persone abbandonano il Venezuela.

"Per quanto riguarda i venezuelani all'estero, fino al primo novembre il costo sarà di 200$ per l'emissione e di 100$ per l'estensione", ha poi precisato Rodriguez.

A febbraio di quest'anno, il Venezuela ha introdotto il Petro nel tentativo di combattere gli effetti negativi dell'inflazione e della crisi economica, nonché per aggirare le sanzioni internazionali. Si tratta pertanto di una criptovaluta estremamente controversa, considerata da molti uno strumento per finanziare un governo dittatoriale e corrotto.