Il governo degli Stati Uniti sta applicando forti pressioni sul settore delle criptovalute. Ha recentemente costretto due banche crypto-friendly – che fungevano da ponte fra gli exchange e la finanza tradizionale – a chiudere i battenti: parliamo di Silvergate e Signature Bank. La loro chiusura fa seguito ad altre azioni di repressione nei confronti delle criptovalute, come la chiusura della stablecoin BUSD di Paxos e le causa intentate contro Kucoin and Ethereum.
Alcuni ritengono che il susseguirsi di così tanti eventi negativi sia soltanto una coincidenza, mentre altri ipotizzano possa trattarsi di un attacco mirato all'intero settore, simile a quanto avvenuto nel 2013 con Operation Choke Point. Il governo degli Stati Uniti potrebbe star pianificando di sostituire le criptovalute decentralizzate con una propria Central Bank Digital Currency (CBDC), rendendo in questo modo molto più semplice tracciare ogni singolo movimento di denaro. Ovviamente, si tratterebbe di un incubo per i sostenitori della privacy.
Il presidente Joe Biden ha anche annunciato l'intenzione di eliminare le detrazioni fiscali per le criptovalute scambiate a fine anno e riacquistate subito dopo, e pianifica di introdurre un'ulteriore tassa del 30% sull'energia utilizzata per il mining di Proof of Work. Ricordiamo inoltre che la Securities and Exchange Commission (SEC), sotto la guida del presidente Gary Gensler, aveva impedito a Kraken di implementare il proprio servizio di staking; prima ancora, la SEC aveva fatto causa ad alcuni importanti player del settore crypto, fra cui anche Ripple.
Sembra pertanto che gli Stati Uniti vogliamo che criptovalute e Web3 crescano altrove: i politici affermano il contrario, ma le loro azioni sono più eloquenti delle parole. Specialmente quando il settore viene regolamentato tramite l'applicazione delle norme, piuttosto che con l'introduzione di linee guida chiare e trasparenti.
In questo contesto si inserisce il tentativo dell'Unione Europea di regolamentare il settore tramite un quadro normativo apposito, il Markets in Crypto Assets (MiCA). D'altra parte, il governo cinese ha recentemente legalizzato le criptovalute a Hong Kong. In Europa, Asia, Medio Oriente e quasi ogni altro angolo del pianeta, si stanno cercando modi per attrarre un maggior numero di start-up crypto e Web3, poiché questo settore potrebbe portare parecchia ricchezza nelle loro tasche.
Storicamente, gli Stati Uniti sono sempre stati favorevoli all'innovazione: ricordiamo la Silicon Valley, la Route 128 di Boston o la città di Austin in Texas, tutti luoghi che hanno generato alcuni dei più grandi nomi della tecnologia mondiale. Il NASDAQ ha creato una notevole ricchezza per gli investitori negli ultimi decenni: le aziende FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google) vantano una capitalizzazione di mercato superiore a quella di alcune nazioni. Soltanto Apple possiede un market cap di oltre 2.000 miliardi di dollari! Quando si parla di tecnologia, è impossibile non pensare agli Stati Uniti.
Prendiamo ad esempio Internet: il suo sviluppo è iniziato con una ricerca finanziata dagli Stati Uniti presso la DARPA e successivamente portata avanti da Tim Berners Lee al CERN, in Svizzera. I vari elementi che compongono oggi il World Wide Web sono stati sviluppati in diverse aree del pianeta, ma il contributo della Silicon Valley statunitense è innegabile. Il primo browser, Netscape Navigator, è nato nell'Università dell'Illinois ed è stata la prima grande IPO dell'era di Internet, nel lontano 1995.
Se gli Stati Uniti avessero ostacolato lo sviluppo di Internet, colossi come Google, Facebook, Twitter, YouTube e molti altri sarebbero probabilmente nati altrove.
Ogni singola tecnologia oggi ampiamente adottata – dalle automobili agli aerei, dal telefono a Internet – ha dovuto affrontare numerosi detrattori all'inizio del proprio ciclo vitale, semplicemente perché non veniva compresa. I direttori dei giornali, abituati alla carta stampata, guardavano con disprezzo i siti di notizie online; oggi le redazioni tradizionali quasi non esistono più.
Non bisognerebbe nemmeno credere ciecamente alle dichiarazioni dei presunti "esperti," che spesso non comprendono il potenziale delle nuove tecnologie. Paul Krugman – vincitore del Premio Nobel per l'Economia – scrisse nel 1998: "Da qui al 2005 diverrà chiaro che l’impatto di Internet sull’economia non è stato più grande di quello dei fax." Vediamo oggi lo stesso atteggiamento negativo nei confronti delle criptovalute e della blockchain, principalmente da chi opera nel mondo degli investimenti tradizionali.
Dati gli ultimi sviluppi, sembra proprio che gli Stati Uniti stiano cercando di ostacolare in ogni modo la diffusione delle criptovalute nel proprio territorio, potenzialmente cedendo un enorme vantaggio competitivo alle altre nazioni del pianeta. Europa e Asia sono già leader per quanto riguarda 5G e in alcuni aspetti della produzione di chip: se gli Stati Uniti continueranno a proteggere gli interessi dell'industria bancaria e finanziaria tradizionale, rischiano di perdere il treno della blockchain, e conseguentemente la ricchezza e i posti di lavoro che questa creerà in tutto il mondo.
Zain Jaffer è il CEO di Zain Ventures, e si occupa di investimenti nel settore Web3 e immobiliare.