Un fatturato di oltre 2 miliardi di euro, con un incremento positivo del 31% rispetto al tetto del 2021: questi i dati raggiunti nel 2022 dall’Agricoltura 4.0 italiana, riportati dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e dal Laboratorio Rise dell’Università degli Studi di Brescia. 

Nel nostro Paese, la superficie agricola coltivata con strumenti smart è ormai arrivata all’8% del totale (+2% rispetto al 2021): in tale scenario, la blockchain non svolge un ruolo secondario. La spinta verso l’innovazione del settore proveniente dall’ondata dei rincari dei costi produttivi gioca a favore del ledger decentralizzato; tante, infatti, le aziende che nell’ultimo periodo hanno scelto di incentivare le sperimentazioni di nuove tecnologie digitali per limitare gli impatti negativi. 

Come esplicitato nel documento del Politecnico, al momento i maggiori investimenti riguardano l’ambito della tracciabilità alimentare e del controllo qualità dei prodotti. Ma non solo; la tendenza all’innovazione è sempre più marcata, e si espande in vari e differenziati casi d’uso. Come è possibile leggere nel testo dell’Osservatorio: 

“In Italia il 75% delle soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare è abilitato da tecnologie innovative, e il 17% di queste è proposto da start up che offrono soluzioni basate su tecnologia blockchain”.

I numeri della blockchain nell’agro-alimentare

Veniamo ai numeri. In generale, nel più ampio mondo agro-alimentare la tecnologia blockchain sta trovando crescente spazio. Tale settore è infatti terzo per numero di casi pilota operativi dopo quello finanziario e della pubblica amministrazione, e in Italia riguarda il 7% delle implementazioni blockchain. 

Inoltre, come esplicitato dal report CREA — il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria —  siamo in piena fase di sperimentazione, soprattutto a causa delle effettive (talvolta insormontabili) difficoltà riscontrate nell’implementazione degli usuali sistemi di produzione. Secondo le analisi dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano, nel corso del 2021 i progetti dell’agro-alimentare ad aver utilizzato la blockchain sono stati ben 1242; tuttavia, su 93 casi d’uso mappati, il 61% corrispondevano ad annunci e il 31% a progetti pilota; solo l’8%, invece, erano applicazioni effettivamente operative.

Dalla food safety alla certificazione

I potenziali utilizzi sono però molteplici e fruttuosi. Vincolati in primo luogo alla tracciabilità e alla rintracciabilità dei prodotti, si sposano perfettamente a una gamma piuttosto ampia di strumenti e soluzioni già pienamente affermate sul mercato: dai tradizionali software verticali per la gestione dei lotti e delle date di scadenza a tecnologie più innovative come Internet of Things, Cloud e Big Data Analytics. 

In generale, un ledger decentralizzato permette a ciascun attore della filiera di registrare le informazioni che riguardano la sua attività, rendendole così immutabili e visibili a tutti gli altri nodi della rete. Ecco un esempio concreto: se unite alla tecnologia IoT, le così dette “etichette intelligenti” permettono di identificare e tracciare automaticamente le merci, rilevando ipotetiche alterazioni dei prodotti (legate ad esempio alle temperature di conservazione o alla contaminazione dell’ambiente circostante). Ciò gioca un ruolo essenziale per la tutela della food safety e per le procedure di richiamo dei prodotti. 

Inoltre, il documento CREA ha evidenziato come la blockchain possa essere essenziale nell’anticontraffazione e nei processi di certificazione. Difatti, come specificato nel rapporto:

 “I dati raccolti e resi immutabili possono essere messi a disposizione dei certificatori, i quali possono avere sempre accesso a una copia del registro distribuito. Ciò facilita il processo di emissione e rinnovo delle certificazioni per le singole imprese o per l’intera filiera. Le stesse certificazioni, inoltre, potrebbero essere registrate su blockchain ed essere legate ai prodotti, così da renderli tracciabili lungo tutta la filiera.”

Un incentivo alla sostenibilità 

Già nel 2018, le informazioni raccolte dall’Osservatorio del Politecnico mettevano in evidenza come nell’86% dei progetti applicativi agro-alimentari analizzati la blockchain fosse usata relativamente alla tracciabilità e alle certificazioni. Tuttavia, nonostante il documento fosse stato redatto in una fase decisamente pioneristica, appariva già chiaro come la tecnologia fosse utile anche in relazione alla sostenibilità ambientale e sociale delle aziende (ad esempio, con riferimento al controllo delle pratiche di caporalato o in garanzia di standard internazionali o relativi al mantenimento delle riserve naturali).

Infine, il documento evidenziava come la catena di blocchi fosse ottima per il monitoraggio dei trasporti e delle fasi produttive, come la registrazione di parametri biologici nelle varie fasi di produzione o della temperatura, dell’umidità e della luce a cui i prodotti vengono esposti. Pensiamo, ad esempio, alla rilevanza che tutto ciò potrebbe avere per l’olio nel commercio internazionale.

Vantaggi per il consumatore

Uno degli aspetti più interessanti dei vantaggi apportati dal registro distribuito nell’agricoltura ha a che fare con l’impatto positivo che può avere sul consumatore finale. Come evidenziato dal report CREA 2022, sebbene la tecnologia non debba essere considerata propriamente “di comunicazione”, le aziende del settore possono indubbiamente sfruttarla per valorizzare le caratteristiche dei propri prodotti e, conseguentemente, rafforzare i legami con gli acquirenti.

Le informazioni raccolte lungo la filiera (o parte di esse) possono essere condivise con il consumatore finale, che potrà di conseguenza conoscere e controllare la storia e l’integrità del prodotto e le sue caratteristiche, analizzandone anche gli aspetti in termini di sostenibilità ambientale e sociale.

Un viaggio ancora lungo

Nonostante i numeri e i presupposti positivi, l’incremento del fatturato e un grande range di applicazioni, le criticità non mancano. Difatti, nel report del 2022 l’Osservatorio Smart Agrifood ha concluso che: 

"Le opportunità di sviluppo di tecnologie ancora poco impiegate e conosciute appaiono limitate, e poco meno del 30% delle aziende dichiara di voler investire in nuove soluzioni entro i prossimi tre anni”.

Inoltre, l’80% delle aziende al momento non intende investire nei registri decentralizzati, avendo già implementato una o più soluzioni digitali differenti. Nonostante i numeri, sono ancora molte le realtà che preferiscono guardare lo spettacolo dall’esterno, misurandone con accortezza i benefici prima di procedere con nuovi investimenti. Per quanto promettente, allora, il viaggio è indubbiamente ancora lungo.