In Cina ha iniziato a circolare l'idea di revocare il divieto sulle criptovalute, grazie a un ex funzionario della Banca Centrale che ha invitato il Paese a rivedere le severe restrizioni applicate alle cripto.

Huang Yiping, ex membro del Comitato di Politica Monetaria presso la People's Bank of China (PBoC), ritiene che il governo cinese dovrebbe ripensare se il divieto di fare trading sulle criptovalute sia sostenibile nel lungo periodo.

Secondo quanto pubblicato il 29 Gennaio da Sina Finance, sito web finanziario locale, Huang ha espresso le sue preoccupazioni sul futuro del fintech in Cina in un discorso tenuto a Dicembre.

L'ex funzionario ha sostenuto che un divieto permanente sulle criptovalute potrebbe far perdere molte opportunità al sistema finanziario ufficiale, comprese quelle legate alla blockchain e alla tokenizzazione. Le tecnologie legate alle criptovalute sono "molto preziose" per i sistemi finanziari regolamentati, ha dichiarato, aggiungendo:

"Vietare le criptovalute può essere pratico nel breve termine, ma se sia sostenibile nel lungo periodo merita un'analisi approfondita".

Ha inoltre sottolineato l'importanza di sviluppare un quadro normativo adeguato per le criptovalute, pur ammettendo che non sarà un compito facile. Huang ha dichiarato:

"Non esiste un modo ideale per garantire la stabilità e la funzionalità di come le criptovalute dovrebbero essere regolamentate, soprattutto per un Paese in via di sviluppo, ma alla fine sarà necessario trovare un approccio efficace."

Nonostante la richiesta di un'analisi approfondita sui potenziali benefici a lungo termine delle criptovalute in Cina, Huang ha sottolineato che ci sono molti rischi associati alle cripto come Bitcoin (BTC). Huang ha sostenuto che Bitcoin è più simile a un asset digitale che a una valuta, perché manca di valore intrinseco. Facendo eco a una comune narrativa anti-crypto, ha anche affermato che una quota significativa delle transazioni in Bitcoin è legata a contesti illegali.

Huang, ora professore di economia presso la National School of Development dell'Università di Pechino, ha anche ammesso che la valuta digitale della banca centrale cinese non è riuscita a raggiungere l'adozione sperata nonostante sia stata lanciata molti anni fa. Ha aggiunto che permettere a istituzioni private di emettere stablecoin basate sullo yuan digitale rimane una questione "molto delicata", ma i pro e i contro meritano di essere considerati.

La Cina è nota da tempo per la sua posizione "blockchain, non Bitcoin", con il presidente cinese Xi Jinping che nel 2019 ha chiesto al Paese di accelerare l'adozione della blockchain come nucleo dell'innovazione. Allo stesso tempo, il governo cinese ha mostrato una certa ostilità nei confronti delle crypto, arrivando a vietarne praticamente tutte le transazioni nel 2021.

Nonostante il divieto, a Gennaio 2022 la Cina ha continuato a essere il secondo maggior miner di Bitcoin al mondo, lasciando intendere che nel Paese esiste ancora una grande comunità cripto. Secondo i dati ufficiali, gli utenti della Cina continentale rappresentavano l'8% dei clienti coinvolti nel crollo del crypto exchange FTX, nonostante il divieto di trading imposto dal Paese.

Alcuni appassionati locali ritengono addirittura che la Cina non abbia mai realmente vietato ai singoli individui di possedere o scambiare criptovalute.