Secondo la società di market intelligence CryptoQuant, i dati relativi alla capitolazione dei miner hanno raggiunto un livello paragonabile a quello registrato dopo il crollo di FTX, alla fine del 2022.
Con "capitolazione" si intende quando i miner ridimensionano le loro operazioni, oppure vendono una percentuale considerevole dei BTC appena estratti o persino delle loro riserve per coprire le spese operative.
Gli analisti di CryptoQuant hanno evidenziato molteplici segnali di capitolazione emersi nell'ultimo mese, durante il quale il prezzo del Bitcoin è sceso da circa 69.000$ agli attuali 56.000$.
Uno di questi segnali è il calo significativo dell'hashrate, ovvero la potenza di calcolo complessiva sul network, che ha subito una riduzione del 7,7%. Attualmente l'hashrate è pari a 576 EH/s, il livello più basso degli ultimi quattro mesi:
"La capitolazione dei miner di Bitcoin rispecchia i livelli di dicembre 2022, con un calo dell'hashrate del 7,7%: ci troviamo in una condizione simile a quella successiva al crollo di FTX. Tali cali spesso segnalano potenziali bottom di mercato."

In particolare, il calo del 7,7% rispecchia una simile contrazione dell'hashrate alla fine del 2022, quando il prezzo del Bitcoin toccò un minimo 15.500$ per poi crescere di oltre il 300% nei 15 mesi successivi.
Il report di CryptoQuant ha anche rilevato che, per la maggior parte del periodo successivo all'halving, i miner sono stati "estremamente sottopagati," come evidenziato dall'indicatore Miner Profit/Loss Sustainability.

Di conseguenza, i miner hanno registrato un calo del 63% dei ricavi giornalieri rispetto al periodo precedente all'halving, quando sia i block rewards che i ricavi delle commissioni di transazione erano più elevati:
"I ricavi totali giornalieri sono scesi dai 79 milioni di dollari del 6 marzo agli attuali 29 milioni. Inoltre, le entrate derivanti dalle commissioni di transazione sono scese a solo il 3,2% delle entrate totali giornaliere, la quota più bassa dall'8 aprile."
A causa della diminuzione delle entrate, i miner sono stati costretti a vendere le loro riserve per rimanere a galla. CryptoQuant ha rilevato che i deflussi giornalieri dei miner hanno raggiunto il volume più alto dal 21 maggio:
"I deflussi sono aumentati anche nel mese di maggio (cerchi rossi), sebbene non abbiano raggiunto livelli estremi (due volte la media annuale). L'aumento dei deflussi di Bitcoin suggerisce che i miner potrebbero star vendendo parte delle loro riserve."

Il sell-off dei miner, unito alla vendita di BTC da parte delle whale e dei governi nazionali, ha contribuito al recente calo del prezzo: ieri BTC è sceso a 53.499$, il prezzo più basso degli ultimi quattro mesi.
La contrazione ha avuto un impatto anche sull'hash price di Bitcoin, un parametro che misura la redditività dei miner per unità di potenza di calcolo. Attualmente, il ricavo medio per hash è di 0,049$ per EH/s, appena sopra il minimo storico di 0,045$ raggiunto il 1° maggio.
Secondo un precedente report della società di servizi finanziari Cantor Fitzgerald, alcune delle più grandi società di mining del mondo potrebbero capitolare se il prezzo di mercato di BTC dovesse scivolare sotto i 40.000$.