Durante il suo intervento nel dibattito della Chamber of Digital Commerce a fine febbraio, il sindaco di Miami, Francis Suarez, ha spiegato che i dipendenti comunali, come molti altri, sono preoccupati per la “potenziale svalutazione del dollaro.” Per questo motivo, ha proposto alla Miami City Commission una risoluzione per consentire “ai nostri dipendenti di ricevere una percentuale dei loro salari in Bitcoin, se lo desiderano.

In fondo, fa notare Suarez, “Il giocatore più pagato della National Football League”, Russell Okung dei Carolina Panthers, non guadagnerà di più perché è il migliore nella NFL ma “perché chiede il 50% del suo salario in Bitcoin.

Il commento del sindaco potrebbe essere leggermente esagerato. Il titolo di Okung come “uno dei giocatori con lo stipendio più alto nella NFL” dipende infatti dall'attuale prezzo di Bitcoin, come precisato a fine febbraio da NBC Sports. Inoltre, tecnicamente Okung viene pagato in dollari statunitensi al 100%, e in seguito metà della somma viene inviata a un servizio di custodia che la converte in BTC. Ad ogni modo, come indicato da Suarez, l’interesse per una “alternativa crypto allo stipendio” sembra in crescita.

Questo fa sorgere alcune domande: Perché accettare lo stipendio in Bitcoin se non puoi usarlo per comprare quasi nulla? Non ci sono delle implicazioni fiscali che non sono ancora state risolte? E per quanto riguarda le i problemi attuali di BTC come la volatilità e la scalabilità? E se Bitcoin crolla del 60% o 70%, chi vorrà ricevere lo stipendio in crypto?

Nel frattempo, è difficile trovare compagnie al di fuori dell’universo crypto che pagano i propri impiegati in Bitcoin o altcoin. Thomas Hulme, direttore del team dedicato a blockchain e crypto asset dello studio legale Mackrell.Solicitors, ha spiegato a Cointelegraph Magazine: “Nessuna compagnia ha mai chiesto una consulenza per pagare i dipendenti un salario composto interamente o in parte da crypto asset.

Maggiore domanda dagli impiegati?

Merrick Theobald, vicepresidente del marketing di BitPay (la cui piattaforma BitPay Send ha un’opzione di pagamento per gli stipendi in crypto), spiega a Cointelegraph: “Vediamo sicuramente una maggiore domanda dagli impiegati per ricevere almeno una porzione del proprio salario in Bitcoin.” Proseguendo, aggiunge che questo è dovuto al recente rialzo dei prezzi di BTC, oltre alla maggiore consapevolezza globale relativa alle criptovalute in generale. “Bitcoin sta diventando rapidamente più mainstream: gli impiegati se ne stanno rendendo conto e vogliono farne parte.

Jack Mallers, CEO di Zap (la cui applicazione Strike gestisce la conversione in Bitcoin di una parte dello stipendio di Russell Okung), ha rivelato a Cointelegraph: “Abbiamo visto una domanda enorme. Attualmente abbiamo più di 5.000 utenti nella nostra lista d’attesa per convertire una percentuale dei loro stipendi in Bitcoin solo negli USA.

Chiaramente, però, ci sono degli ostacoli da superare prima che gli stipendi in crypto diventino la regola anziché l’eccezione. Henry Kim, professore associato presso la Schulich School of Business della York University, spiega a Cointelegraph che la stragrande maggioranza delle compagnie non possiede criptovalute nelle proprie tesorerie aziendali, quindi gli unici salari o compensi pagati in Bitcoin sono “probabilmente richieste particolari da persone di talento” — Okung, per esempio.

Paul Brody, global blockchain leader di Ernst & Young, alla domanda se prevede che presto altre compagnie offriranno criptovalute come opzione per gli stipendi, risponde a Cointelegraph:

“Credo sia improbabile. Se pensi a cosa ha più senso da un punto di vista della gestione del rischio, avere passività come tasse e mutui in valute fiat, ad esempio il dollaro, oppure venire pagato in Bitcoin... è una proposta ad alto rischio. Un’asimmetria potrebbe causare grandi problemi, soprattutto in un periodo in cui il valore delle criptovalute diminuisce rispetto alle valute fiat.”

Un ostacolo più fondamentale potrebbe essere semplicemente la convenzione aziendale, ovvero gli attuali sistemi di pagamento sviluppati nell’arco di più generazioni. Richard Ainsworth, docente aggiunto presso la Boston University School of Law e co-autore del testo “Payroll Tax Compliance and Blockchain,” spiega a Cointelegraph che le grandi aziende nel campo degli stipendi, come ADP, “non la considerano ancora nell’ottica della semplificazione commerciale.

Non c’è niente di intrinsecamente problematico sull’essere pagato in crypto, aggiunge Ainsworth. “Il reddito verrà determinato al momento della ricezione. Conservare le crypto potrebbe rappresentare un problema fiscale quando converti in fiat,” e i tassi di cambio da crypto a fiat dovranno essere mantenuti al minimo, ovvero “sovvenzionati dal datore di lavoro.

“Arriveranno di sicuro”

Tuttavia, Ainsworth ritiene che prima o poi i salari in crypto saranno diffusi, anche se potrebbe volerci un po’, come nel caso di molte tecnologie innovative: “Ci sono voluti 38 anni per passare da ARPANET [un precursore di Internet] a Skype. Potremmo dover aspettare lo stesso periodo prima di vedere gli stipendi in Bitcoin, ma arriveranno di sicuro.

Quando Ainsworth ha scritto il suo documento, esattamente quattro anni fa, considerava gli stipendi in crypto da una prospettiva globale, con particolare attenzione per le compagnie con operazioni in tutto il mondo e impiegati trasferiti da paese a paese. Uno scenario descritto:

“Se avessi un mutuo su una casa a NY, ma venissi trasferito in Giappone e poi a Londra per periodi di tempo indeterminati, potrei volere che il mio mutuo a NY venga pagato dal mio salario, insieme ad alcune altre spese. Ma mentre sono in Giappone (se la compagnia paga per il mio alloggio), potrei comunque voler ricevere una porzione della paga in yen giapponesi (o in futuro in sterline inglesi). Essere pagati in crypto ridurrebbe la difficoltà.”

Tuttavia, probabilmente questo non è un problema affrontato dal lavoratore medio, facendo riferimento ai dipendenti comunali di Miami di cui ha parlato Suarez. Hulme spiega a Cointelegraph che la stragrande maggioranza dei beni e servizi di cui generalmente ha bisogno un impiegato non possono ancora essere acquistati usando crypto asset, “quindi la maggior parte degli impiegati preferirebbe probabilmente essere pagata in valuta fiat.

Rischi per i dipendenti?

La gente dovrebbe diversificare i propri asset finanziari, suggerisce Brody, e al momento gli unici che probabilmente chiederebbero stipendi in Bitcoin sono quelli che hanno già investito nelle crypto. Proseguendo, aggiunge:

“Pagare salari completamente o in parte in un asset digitale volatile comporta rischi significativi per gli impiegati. Le persone che più probabilmente accetterebbero questa offerta sono quelli che molto probabilmente subirebbero perdite notevoli se le cose vanno male: chi lavora già nel settore crypto.

Io sono un buon esempio. Professionalmente, sono ‘all-in’ su blockchain e asset digitali, il mio lavoro dipende interamente dal successo di questo settore. Mettere tutti i miei altri asset finanziari nello stesso paniere è molto rischioso, e se le cose si mettono male rimarrei senza un piano di riserva.”

Ovviamente, non è imperativo che un dipendente riceva tutto il suo salario in crypto. Okung, per esempio, riceve metà del suo compenso in Bitcoin, e il restante 50% in valuta fiat. CoinCorner, un exchange di criptovalute e fornitore di wallet inglese, dal 2019 offre ai suoi impiegati l’opzione di essere retribuiti in crypto: anche se tutti partecipano “nessuno al momento riceve il 100% del proprio salario in Bitcoin,” ha rivelato il CEO Danny Scott a Cointelegraph.

Comunque, questo potrebbe non essere il modo migliore per esaminare la questione, suggerisce Mallers: “Il quadro mentale più sano è considerare Bitcoin come se fosse il tuo conto di risparmio, denaro destinato ad essere risparmiato e non speso per gli acquisti quotidiani.

La proporzione da assegnare tranquillamente a un piano di risparmio crypto sarà diversa per ciascun individuo. Nel frattempo, le compagnie “devono dare la priorità alla loro capacità di reclutare e preservare talento,” spiega Mallers a Cointelegraph:

“Chi nega ai propri impiegati la semplicità d’uso per ricevere e conservare l’asset e conto di risparmio più performante nella storia dell’umanità avrà difficoltà a convincere le persone più talentuose al mondo a lavorare per loro.”

Theobald aggiunge che l’opzione crypto offre diversi benefici agli impiegati, i quali non hanno bisogno di conti bancari, hanno un accesso più rapido ai finanziamenti, “e ricevono l’importo esatto inviato al tasso di cambio applicabile.

Come funziona?

La logistica non sembra particolarmente difficile. CoinCorner, per esempio, possiede Bitcoin nel suo bilancio ormai da anni, cosa che “ha reso il pagamento degli stipendi in Bitcoin piuttosto semplice,” spiega Scott a Cointelegraph. Dal punto di vista fiscale, l’ufficio contabilità elabora tutto in sterline inglesi, poi l’azienda converte la quantità richiesta di sterline in BTC per effettuare i pagamenti:

“Prendiamo il prezzo di chiusura per la fine del mese e lo usiamo per calcolare l’importo in BTC. Purtroppo, questo passaggio potrebbe essere più complicato se non hai Bitcoin nel tuo bilancio, in quanto dovresti comprarlo e usare il tasso nel momento in cui hai acquistato i Bitcoin.”

Bitcoin non è l’unica opzione crypto offerta da CoinCorner: “Supportiamo anche Ethereum ETH) e Litecoin (LTC), ma nessuno dei nostri impiegati ha ancora optato per queste,” spiega Scott.

Utilizzando la piattaforma BitPay Send, una compagnia può semplicemente depositare fiat nel proprio conto commerciante, e BitPay converte i fondi in crypto subito prima di elaborare la richiesta di pagamento in crypto di un impiegato. Inoltre, aggiunge Theobald, BitPay rispetta le misure Anti-Money Laundering, Know Your Customer, Office of Foreign Assets Control e altri requisiti normativi e di conformità globali.

Una benedizione per la gig economy?

Se l’opzione di stipendio in Bitcoin dovesse diventare popolare, dove potrebbe iniziare a prendere piede? “L’interesse per i salari in crypto è forte in tutto il mondo, ma lo vediamo particolarmente in paesi con una valuta fiat locale altamente volatile,” fa notare Theobald.

Anche l’interesse tra le aziende con retribuzioni transfrontaliereè particolarmente forte, in parte per via della necessità di effettuare pagamenti di massa nella gig economy e in network affiliati”, che devono “distribuire stipendi in tutto il mondo, in qualsiasi giorno della settimana, a qualsiasi ora.

Dal punto di vista di un freelancer, “i lavori online che pagano in Bitcoin sono un modo fantastico per trovare attività in tutto il mondo,sottolinea LaborX, una piattaforma di annunci freelance, soprattutto grazie alla disponibilità di exchange completamente regolamentati e servizi di wallet che conservano le crypto in modo sicuro.

Brody prevede che “questo servizio verrà fornito principalmente in paesi in cui il cambio locale è volatile o l’inflazione elevata rende i pagamenti nella valuta fiat locale un rischio ancora più grande.” Escludendo questi scenari, crede che le compagnie si affideranno al metodo di pagamento più semplice con meno complicazioni, ovvero le valute fiat.

E se il prezzo di BTC crollasse?

Nel caso in cui il prezzo di BTC dovesse precipitare, o anche solo stabilizzarsi, la domanda per gli stipendi in Bitcoin scomparirà? Kim suggerisce che attualmente gli impiegati chiedono di essere retribuiti in BTC principalmente perché il prezzo di Bitcoin continua a salire. Se e quanto la criptovaluta dovesse raggiungere un certo grado di stabilità, gli impiegati potrebbero non essere più così interessati ai salari crypto.

Tuttavia, Theobald risponde “assolutamente no” alla stessa domanda. “In realtà, crediamo sia il contrario. Se e quando il prezzo di BTC diminuisce ci aspettiamo un aumento della domanda, in quanto spesso gli impiegati che comprano Bitcoin come un investimento stanziano più fondi durante le contrazioni.” E per i lavoratori più prudenti ci sono sempre le stablecoin, aggiunge.

Salari in tempo reale

Quali saranno le sfide relative alla scalabilità? Rispondendo al tweet dell’11 febbraio di Suarez in cui ha annunciato che sta “esplorando il pagamento in Bitcoin degli impiegati,” un residente di Miami ha commentato:

“Caro sindaco Suarez, Bitcoin può elaborare, al massimo, 650.000 transazioni al giorno. La popolazione di MDC è pari a 2,7 milioni. Se tutta MDC usasse Bitcoin, saremmo limitati a una transazione ogni quattro giorni.”

Strike utilizza il Lightning Network, un sistema secondario in grado di accelerare le transazioni di Bitcoin. Lightning, o altre opzioni simili, saranno necessari per rendere i salari crypto su larga scala una realtà?

Dipende tutto da come una compagnia retribuisce il proprio personale, afferma Scott di CoinCorner. Se un datore di lavoro “si affida a un’azienda che offre gli strumenti per il pagamento degli stipendi, potrebbero anche offrire wallet Bitcoin al personale, quindi non ci saranno inizialmente transazioni on-chain e di conseguenza non avrà problemi di scalabilità.

Ovviamente, se vogliono inviare le transazioni on-chain ai dipendenti, la scalabilità entra in scena e Lightning può aiutare. Inoltre, Lightning offre un’opzione per distribuire i pagamenti con intervalli molto inferiori rispetto alla frequenza settimanale/mensile, ecc.,” fa notare Scott, aggiungendo:

“In teoria, potresti decidere di ricevere porzioni del tuo salario in Bitcoin ogni 10 secondi nell’arco delle ore di lavoro, per esempio, così verresti effettivamente pagato in tempo reale invece che una volta alla settimana/al mese.”

Uno sguardo al futuro

Tra cinque anni, la maggior parte delle imprese internazionali offriranno ai propri impiegati un’opzione di stipendio in crypto? “Credo sia poco probabile,” sostiene Hulme. Ainsworth, invece, è più ottimista, spiegando a Cointelegraph:

“Altri cinque anni dovrebbero portare dei cambiamenti, e credo che ce ne saranno altre, ma forse non la maggior parte delle compagnie globali.”

Se BTC dovesse calmarsi abbastanza da poter essere usato per pagare i salari, suggerisce Kim, “L’effetto più probabile sarà l’accelerazione dello sviluppo delle central bank digital currency.” Brody, invece, crede che “le compagnie offriranno ai proprie impiegati l’opzione di investire in crypto e asset digitali nell’ambito dei normali piani di risparmio e pensionamento.

Scott spiega a Cointelegraph: “mi aspetto di vedere sempre più compagnie offrire pagamenti in Bitcoin nei prossimi cinque anni.” Siamo ancora nelle fasi iniziali della curva di adozione, e gli strumenti attuali sono insufficienti, “ma miglioreranno col tempo.” Theobald aggiunge che in futuro i datori di lavoro dovranno “consentire agli impiegati di essere retribuiti come e quando vogliono.

Mallers vede una sorta di inevitabilità nel processo:

“Il pubblico sta iniziando a trattare Bitcoin come un conto di risparmio, in cui conservare e proteggere il denaro in eccesso. L’evoluzione naturale è ricevere una percentuale del tuo stipendio in Bitcoin.”