Durante un vertice tenutosi recentemente a Pechino, il Vicedirettore della Banca Popolare Cinese (PBoC) ha affermato che nel paese dilagano ancora "attività illecite" come Security Token Offering (STO) e Initial Coin Offering (ICO), nonostante la "pulizia" su scala nazionale del settore delle criptovalute effettuata nell'ultimo anno.

Pan Gongsheng ha inoltre sottolineato che, se il governo non fosse intervenuto, il caotico mercato delle monete digitali avrebbe potuto danneggiare la stabilità finanziaria della Cina.

"Il business delle STO apparso di recente è sostanzialmente un'attività finanziaria illegale in Cina", ha spiegato l'uomo, ribadendo che l'utilizzo di criptovalute è spesso associato al mondo del crimine:

"Le monete digitali sono divenute complici di ogni genere di attività illegale e criminale".

Gongsheng ha poi svelato che "gran parte delle operazioni finanziarie in Cina condotte tramite ICO sono sospettate di aver raccolto fondi in maniera illecita, attraverso schemi piramidali e altre frodi di natura finanziaria".

La scorsa settimana anche Huo Xuewen, a capo dell'Agenzia per le Attività Finanziarie, aveva lanciato un monito contro le STO:

"Voglio mettere in guardia coloro che promuovono raccolte fondi di tipo STO a Pechino. Non fatelo a Pechino, oppure verrete presto cacciati dalla città".

Nonostante le criptovalute siano un argomento ancora spinoso in Cina, la tecnologia alla base delle valute digitali viene già utilizzata per un gran numero di attività. Un tribunale di Hangzhou pianifica ad esempio di sfruttare la blockchain per proteggere le proprietà intellettuali degli scrittori in rete.