Secondo quanto riportato dal portale d'informazione Xinhua, in Cina un uomo è stato arrestato dopo aver tentato di rubare un'enorme quantità di energia elettrica, allo scopo di finanziare un'infruttuosa operazione di mining.

Pare che il sospetto, del quale è stato rivelato solamente il cognome "Ma", abbia provato a generare Bitcoin e Ethereum sfruttando la potenza di calcolo di 200 computer, confiscati dalla polizia al momento dell'arresto. In totale, Ma avrebbe rubato circa 150 megawatt di elettricità.

Alcune fonti affermano che Ma, al momento dell'acquisto delle macchine, non avesse idea del costo energetico necessario per alimentare la propria operazione di mining: ben 6.000 Yuan (930$) al giorno! Ed è stato proprio un utilizzo anomalo della rete elettrica ad allertare la polizia:

"...la polizia ha scoperto che il contatore elettrico dell'operazione di mining era andato in corto circuito, probabilmente nel tentativo di evitare la bolletta", spiega Xinhua.

Incidenti del genere in Cina si fanno sempre più frequenti. Ad aprile di quest'anno, un uomo taiwanese è stato ferito da un gruppo di criminali in seguito ad una discussione riguardo ai profitti delle sue attività di mining. La base operativa non era tuttavia in Taiwan, bensì in Cina, dove quest'anno le regolamentazioni legate a questa pratica sono diventate molto più severe.

Un recente studio rivela che entro fine anno i consumi della rete Bitcoin raggiungeranno i 7,67 GW, vale a dire lo 0,5% dell'energia mondiale. Basti pensare che l'Irlanda consuma 3,1 GW, mentre l'Austria 8,2 GW.