HashFlare, azienda operante nel settore del mining in cloud, ha recentemente annunciato l'interruzione dei servizi e la sospensione dei contratti SHA-256 ancora attivi a causa dell'impossibilità di generare profitti. Per oltre un mese infatti, spiega la compagnia, il denaro ottenuto da tali contratti è stato minore rispetto alle mere spese di mantenimento, portando ad una maturazione dei conti degli utenti pari a zero.

La piattaforma HashFlare, fondata nel 2013, permette ai clienti di acquistare una porzione della potenza computazionale delle macchine in possesso della compagnia. Il fornitore del servizio si occupa poi di configurare l'hardware e scegliere le mining pool più efficienti ed affidabili.

"Abbiamo fatto tutto il possibile per risolvere questi problemi... abbiamo ad esempio considerato una vasta gamma di soluzioni tecniche, che ci hanno permesso di ridurre le spese legate a mantenimento ed elettricità", ha dichiarato l'azienda, "Poiché il mining di BTC continua a rimanere infruttuoso, informiamo che in data 18 luglio abbiamo iniziato a disabilitare l'equipaggiamento SHA. Oggi, in data 20 luglio, sospenderemo i servizi di mining per i contratti SHA-256 ancora attivi".

Nella giornata di ieri, Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC), uno dei più importanti produttori di microchip al mondo, ha ridotto le previsioni sui profitti annuali a causa del ridimensionamento del settore di smartphone e mining di criptovalute. TSMC realizza processori per colossi della tecnologia come Nvidia Corp., Apple Inc. e Qualcomm Inc.

Secondo gli analisti, la compagnia dovrà affrontare una minore domanda per i chip di fascia alta, solitamente utilizzati per i mining di criptovalute: i miner potrebbero infatti preferire l'acquisto di processori con prestazioni peggiori ma minori consumi a causa della forte volatilità dei prezzi.