Coinbase, il più grande exchange di criptovalute degli Stati Uniti, ritiene che vi siano molti Paesi in cui la regolamentazione fiscale delle crypto è più favorevole rispetto all’America.

Lawrence Zlatkin, Chief Tax Officer di Coinbase, ha chiarito durante la conferenza Unitize il punto di vista dell’exchange sul futuro della regolamentazione fiscale e del mercato globale delle criptovalute. Durante il panel ha discusso con il Senior Tax Counsel di Fidelity, Jessica Reif-Caplan, e il Global Tax Leader di Deloitte, Rob Massey.

Manca chiarezza nella tassazione delle criptovalute

Durante la discussione, gli speaker hanno sottolineato la mancanza di chiarezza con riguardo alla tassazione delle criptovalute negli Stati Uniti. Secondo gli esperti fiscali di Coinbase e di Fidelity, questa incertezza è il risultato della natura complessa degli asset digitali e dell’enorme varietà di tipologie e funzioni delle varie monete.

Lo staking, vale a dire la pratica di "bloccare" le proprie criptovalute per ottenere ricompense dal network, è solo uno degli aspetti problematici dal punto di vista fiscale. Reif-Caplan ha sottolineato che “ci sono tantissime differenze tra i vari asset digitali, e già solo lo staking è una cosa complicatissima da comprendere se non si ha confidenza con le criptovalute.

I Paesi non-statunitensi hanno una visione più matura sulle criptovalute

Ormai da anni l'Internal Revenue Service (IRS) incoraggia i cittadini americani a includere le criptovalute nelle loro dichiarazioni dei redditi, ma le autorità non hanno ancora emesso delle linee guida onnicomprensive. Zlatkin ha aggiunto che c’è molta confusione riguardo la tassazione dello staking, ma ritiene che l’IRS probabilmente inizierà a definire le reward dello staking come transazioni tassabili.

Zlatkin ha dichiarato inoltre che l’incertezza fiscale nel settore crypto statunitense sta causando una “fuga di capitali verso le giurisdizioni che hanno una visione più matura sulle tecnologie digitali e sugli asset digitali in generale.

Coinbase ritiene infatti che il futuro del proprio business sia da ricercarsi nei clienti non-statunitensi, dato che le loro giurisdizioni sono più “pragmatiche”:

"Per noi è un modello di crescita: dove decidiamo di operare, come accedere a un maggior numero di clienti, poter scambiare più asset. [...]

In generale, la maggior parte dei nuovi clienti in questo settore proviene da giurisdizioni come Canada, Regno Unito, Unione Europea e Asia."

Da tempo Coinbase sta lavorando per espandere la sua presenza sul mercato internazionale. Nel gennaio del 2020, l’exchange ha aperto una nuova sede in Irlanda per fornire i suoi servizi di custodia crypto anche alle istituzioni europee. Sin dal 2018, Coinbase Custody lavora con clienti europei provenienti da Regno Unito, Svizzera, Germania, Finlandia e Olanda.