Secondo quanto riportato venerdì 2 marzo da The Recorder Law, una class action contro Coinbase, uno degli exchange di criptovalute più importanti degli Stati Uniti, accuserebbe i suoi dipendenti di aver basato le loro mosse di trading sull'informazione non ancora pubblica del supporto a Bitcoin Cash (BCH) introdotto a dicembre.

La denuncia è stata presentata in data 1 marzo all'US District Court for the Northern District of California dal cittadino dell'Arizona e utente di Coinbase Jeffrey Berk, rappresentato da due studi legali.

L'introduzione di tale class action indica che è stata presentata:

"A nome di tutti i clienti Coinbase che hanno effettuato ordini di acquisto, vendita o commercio su Coinbase ... durante il periodo compreso tra il 19 dicembre 2017 e il 21 dicembre 2017 ... e che hanno subito perdite monetarie a causa di illeciti da parte degli imputati".

Nella causa, Coinbase viene accusata di aver aperto le compravendite di BCH pochi attimi dopo averne introdotto il supporto il 19 dicembre 2017, per "gonfiarne artificialmente il prezzo". Tale mossa potrebbe aver fatto salire il prezzo della criptovaluta di oltre 130% (dai 1.865$ il 18 dicembre ai 4.300$ del 20 febbraio, secondo i dati di CoinMarketCap).

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BCH è stato lanciato ad agosto 2017 come un hard fork da Bitcoin. Il giorno in cui è stato supportato da Coinbase, il senior manager Brian Armstrong ha pubblicato un post sul blog che affermava che i dipendenti Coinbase fossero soggetti alle politiche commerciali della società, che si applicavano a tutte le attività di trading su qualsiasi piattaforma e proibivano la divulgazione di informazioni non pubbliche.

"Visto l'aumento dei prezzi verificatosi durante le ore che precedono l'annuncio, condurremo un'indagine sulla questione. Se dovessimo trovare le prove di dipendenti che hanno violato le nostre politiche, direttamente o indirettamente, non esiterò a licenziarli e ad adottare le opportune azioni legali ", ha dichiarato Armstrong nel suo post.

Il 23 febbraio, Coinbase ha ufficialmente informato circa 13.000 clienti “con un alto tasso di transazioni" che i dati personali dei loro conti sarebbero stati consegnati all'US Internal Revenue Service (IRS) a seguito di un ordinamento giuridico risultato di una battaglia legale in corso tra l'IRS e la piattaforma di exchange.