In questi giorni sta circolando in rete un estratto della bozza della prossima Legge di Bilancio riguardante le criptovalute. Un estratto che al suo interno contiene ben 5 articoli destinati alle criptovalute. Prima impressione a caldo: un passo avanti non da poco da parte delle istituzioni, che in questi anni non hanno prestato molta attenzione alla repentina evoluzione che ha avuto questo settore. Ricordiamoci però che stiamo parlando pur sempre di una bozza che andrà ridiscussa ma soprattutto coordinata con l’attuale TUIR, ossia il Testo Unico delle Imposte sui Redditi.
Proviamo ad analizzare un primo punto toccato da questo estratto. Parliamo della sanatoria per chi non ha dichiarato le criptovalute fino al 2021. Come funzionerebbe nello specifico?
Legge di Bilancio sulle criptovalute: cosa prevede?
A onore del vero le novità riguardanti le criptovalute in sede di legge bilancio sembrano essere più di una: imposta di bollo, possibilità di rivalutazione con imposta sostitutiva... nonché una sanatoria per chi non ha indicato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi i crypto-asset detenuti al 31 dicembre 2021. Questi soggetti potranno infatti presentare un’apposita dichiarazione grazie alla quale far emergere le attività fino a quel momento rimaste sommerse.
A questo punto però bisognerà distinguere fra chi non ha realizzato redditi e chi li ha realizzati. Nello specifico:
- Nel primo caso, bisognerà versare una sanzione ridotta dello 0,5% per ogni anno sul valore delle attività non dichiarate;
- Nel secondo caso, chi ha ottenuto dei redditi dovrà versare un’imposta sostitutiva del 3,5% del valore delle attività detenuta al termine di ogni anno o al momento del realizzo. A questa percentuale si dovrà aggiungere poi un ulteriore 0,5% per ciascun anno a titolo di sanzioni e interessi.
Secondo il nostro parere il punto cruciale è il seguente. Fino ad oggi cosa hanno fatto (anzi, cosa stanno facendo in questi giorni) investitori e consulenti? La maggior parte di loro sta dichiarando o consigliando di dichiarare le criptovalute. Basandosi su cosa? Su opinioni dell’Agenzia delle Entrate. Già, perché queste tematiche erano (e sono al momento della scrittura di questo contributo) disciplinate esclusivamente da risposte ad Interpello da parte dell’ente di riscossione. Ricordiamo ai lettori che le risposte dell’Agenzia non hanno una valenza normativa, ergo nessuna legge obbliga espressamente i contribuenti ad inserire all’interno del quadro RW le proprie criptovalute.
Perché prevedere una sanatoria?
Fatta questa premessa, le indiscrezioni di questi giorni rivelano un’interessante opportunità che i contribuenti potranno forse a breve sfruttare. Si tratta della possibilità di sanare le proprie mancanze e di rimediare a quanto non si è provveduto negli anni scorsi, ovvero dichiarare le proprie criptovalute.
Ma se fino ad oggi non è mai stata scritta una norma che disciplini questi beni e che preveda espressamente il loro inserimento all’interno della dichiarazione, come è possibile che tali soggetti siano venuti meno ai propri obblighi? E che per questo motivo debbano quanto prima rimediare, pagando addirittura una sanzione per aver (in teoria) non rispettato una legge che non c’era?
Ovviamente questi ragionamenti sono compiuti a caldo e senza la certezza che gli articoli riguardanti le criptovalute inseriti nella bozza di legge di bilancio vengano confermati. Vedremo se effettivamente questo sarà il primo passo verso il disegno di una normativa scritta su misura.
Nel 2015 ha costituito insieme ad un amico la CB Digital Company Srl, una società che si occupa di social media marketing, con un duplice obiettivo: affiancare brand multinazionali nello sviluppo di strategie di comunicazione e favorire la digitalizzazione delle PMI.
Ama discutere di innovazione: da qualche anno a questa parte la tecnologia blockchain e le dinamiche della token economy sono diventate la sua passione, e favorirne l’impiego da parte delle PMI uno dei suoi obiettivi.