Questo mese è andata in stampa in Cina la seconda edizione di "Digital currencies: a reader for cadres", un manuale sulle criptovalute di circa 200 pagine estremamente popolare. L'elevata domanda per il prodotto è sintomo del desiderio della popolazione di far chiarezza su questa tecnologia, specialmente in seguito all'interesse manifestato dallo stesso governo cinese.

Il manuale è stato pubblicato per la prima volta a novembre dello scorso anno, e comprende una raccolta esaustiva di 23 articoli che spaziano da informazioni di base sulle criptovalute al loro potenziale impatto sulla finanza globale. Yinan Zhao, reporter di Bloomberg che scrive di economia cinese, ha spiegato:

"Si tratta di una raccolta di articoli pubblicati da funzionari e ricercatori sul tema delle valute digitali. Le opinioni espresse nel manuale non sono nuove. A mio avviso, il manuale è una sorta di acquisto obbligato per i funzionari che desiderano farsi un’idea sul tema."

Effettivamente i funzionari del Partito comunista cinese stanno manifestando grande interesse nei confronti delle valute digitali, vista la riedizione del manuale ad appena tre mesi dal lancio originale. La copertina del volume descrive le criptovalute come elementi “inevitabili nel corso della storia” e aggiunge che gli articoli sono stati scelti nella “speranza di aiutare i funzionari del Partito ad estendere la loro conoscenza” di questi aspetti.

Il complesso rapporto tra crypto e politica in Cina

Il governo cinese ha avuto un approccio ambiguo in materia di criptovalute e blockchain sin dalla diffusione di queste tecnologie. Nel 2017, con la crescita del mercato, sono state rapidamente applicate restrizioni agli exchange e alle ICO di criptovalute.

Il governo ha cambiato la propria idea sul tema l’anno seguente con la pubblicazione nell’agosto 2018 di un manuale introduttivo sulla blockchain. Il volume ha costituito il primo tentativo di formare i funzionari cinesi sui pregi e i difetti della tecnologia dei registri distribuiti con l’intento di sensibilizzare gli utenti al tema. E infatti già all’inizio del 2019 il Paese si è collocato al primo posto al mondo per numero di progetti basati su blockchain.

Ciononostante la Cina non vede di buon occhio Bitcoin (BTC) e le altre criptovalute, sebbene si intravedano graduali segnali di apertura. Sin dall’inizio del 2018 la Banca popolare cinese (PBC) ha ritenuto inevitabile l’avvento delle valute digitali, ma ha considerato destabilizzante la potenziale diffusione di alternative decentralizzate.

In tale contesto non sorprende che la Cina abbia spinto per la creazione nel 2019 di una valuta digitale controllata dalla banca centrale. Zhou Xiaochuan, ex governatore della PBC, ha avviato questo progetto per fare in modo che la Cina mantenesse le redini della propria politica monetaria senza che quest’ultima venisse “controllata esternamente” dall’andamento del Bitcoin.

Il mantenimento del controllo sull’ecosistema della blockchain è un tema ricorrente per la Cina. Alla fine del 2019 l’exchange Huobi ha riaperto la propria sede in Cina, che tuttavia includeva un ramo controllato dal Partito comunista cinese. A ottobre 2019 il presidente Xi Jinping ha auspicato un’adozione ad ampio spettro della blockchain, escludendo tuttavia da tale invito le criptovalute permissionless.