Il CEO di Coinbase, Brian Armstrong, ha annunciato sul blog della compagnia il lancio di una nuova funzionalità chiamata “Fact Check”.

In un post pubblicato giovedì, dal titolo “Coinbase Fact Check: decentralizzare la verità nell’era della disinformazione,” Armstrong ha espresso l'intenzione della società di contrastare le asserzioni false rivolte a Coinbase e al settore crypto in generale:

“Useremo questa sezione del blog per combattere la disinformazione e le mistificazioni su Coinbase e le crypto condivise nel mondo.”

Il post spiega che “ogni azienda tecnologica dovrebbe arrivare direttamente al proprio pubblico, e diventare un’azienda mediatica,” cosa che secondo il CEO non è molto difficile: “che siano media tradizionali, social o aziendali, stiamo semplicemente scrivendo parole su internet.

Anche se il titolo del blog post di Armstrong suggerisce che ad un certo punto il fact-checking coinvolgerà qualche forma di decentralizzazione, al momento consiste semplicemente in articoli che rispondono a ciò che Coinbase considera “disinformazione.

In altre parole, l'azienda ha intenzione di pubblicare sul proprio blog post per esprimere la propria opinione su questioni relative a Coinbase e le criptovalute.

Qualcuno potrebbe dire che la compagnia fa già tutto questo. Infatti, la sezione Fact Check contiene attualmente quattro blog post piuttosto standard: la risposta di Coinbase a un articolo negativo del New York Times su Coinbase, la risposta della compagnia alla “disinformazione” sulle vendite di azioni da parte dei dirigenti di Coinbase, un articolo sull’impatto ambientale di Bitcoin e un altro sull’utilizzo delle crypto in attività illegali.

Armstrong sostiene che il blog diventerà una “fonte di verità.”

“Per diventare una fonte di verità, le compagnie dovranno essere sempre più disposte a condividere anche fatti che le mettono in cattiva luce. Non c’è niente di meglio che condividere gli errori per sviluppare la fiducia.”

Armstrong è notoriamente contrario ai rapporti con i media, e nel 2020 ha affermato che sempre più dirigenti di società decidono di entrare in contatto diretto con i clienti invece di interagire con giornalisti mainstream:

"I nostri clienti sono su YouTube, sui podcast, sui social... non leggono i media tradizionali. [...]

La pubblicazione sul nostro blog, su Twitter o su YouTube ci permette di dire ciò che pensiamo veramente e di dialogare con i nostri clienti... non di ottenere una singola citazione in un articolo [...] talvolta volutamente derogatorio o irriverente."

Più avanti nel post, Armstrong ha suggerito che la compagnia diventerà più proattiva con la creazione di contenuti e potrebbe in futuro adottare una soluzione di fact-checking basata su blockchain:

“In futuro probabilmente si sposterà ad altre piattaforme crypto native, come Bitclout o gli oracoli crypto. Nel lungo termine, la vera fonte di verità sarà ciò che può essere trovato on-chain, accompagnato da una firma crittografica.”

Alcune società e agenzie di stampa hanno già iniziato a sperimentare con il fact-checking e la verifica delle informazioni usando la blockchain.

Ad aprile 2020, la testata giornalistica italiana Ansa ha svelato un sistema di tracciamento delle notizie basato su blockchain per consentire ai lettori di verificare l’origine di qualsiasi articolo sulle varie piattaforme mediatiche della compagnia.

A ottobre 2020, Verizon ha lanciato un prodotto di redazione open-source basato su blockchain che vincola e protegge le testate giornalistiche della società usando “principi crittografici.” Tuttavia, la compagnia ha chiarito che “solo le modifiche di testi sono attualmente tracciate sulla blockchain.