Jay Clayton, ex presidente della SEC statunitense, ha affermato che per molto tempo Bitcoin non è stato considerato un security token. Ma durante una recente intervista sul programma Squawk Box della CNBC, Clayton ha avvisato che lo status di non-security di BTC non lo protegge dall’imposizione di nuove normative, le quali potrebbero arrivare presto.

Il presentatore Andrew Ross Sorkin ha evidenziato che, sotto la guida di Clayton, la SEC non ha preso alcuna posizione sulla regolamentazione di Bitcoin. L’ex presidente ha risposto che il motivo era riconducibile al fatto che l'asset non era considerato una security già prima ancora che lui diventasse capo della SEC:

"Si è deciso che Bitcoin non fosse una security prima che assumessi tale ruolo alla SEC. Pertanto, la SEC non poteva regolare Bitcoin in maniera diretta."

In seguito alle sue dimissioni dalla SEC a dicembre 2020, Clayton è comunque rimasto nel settore e attualmente ricopre un ruolo legato alle crypto all’interno del comitato consultivo di One River Asset Management.

Sebbene dichiari di non sapere con certezza quali normative stiano per essere introdotte, ritiene che il quadro normativo abbia bisogno di una scossa:

"La direzione del settore crypto sarà in parte guidata dalle normative, sia nazionali che internazionali. In quanto privato cittadino, mi aspetto che queste arriveranno in modo sia diretto che indiretto: dipenderanno dal modo in cui le criptovalute saranno detenute dalle banche, dai conti sicurezza, dalla tassazione e via discorrendo. Vedremo il quadro normativo evolversi."

Le dichiarazioni di Clayton arrivano solo una settimana dopo che Ray Dalio, miliardario manager di hedge fund, ha avvisato che gli Stati Uniti potrebbero vietare Bitcoin proprio come accadde con l’oro nel 1930.

I suoi commenti sullo status di Bitcoin come non-security sono interessanti anche dal punto di vista della causa in corso tra Ripple e la SEC: l'azienda si chiede infatti perché, a differenza di Bitcoin ed Ethereum, XRP sia considerato un titolo. La SEC ha spiegato che la distinzione sta nel fatto che il potere decisionale di XRP è centralizzato.

Marc Powers, ex avvocato della SEC, ritiene tuttavia che l'agenzia governativa stia operando al di fuori della propria area di competenza nella propria battaglia contro Ripple e i suoi dirigenti.