Il fornitore di servizi legati al mining di criptovalute newyorkese Foundry USA continua la sua crescita diventando la seconda più grande mining pool di Bitcoin (BTC) al mondo dopo aver raggiunto una quota del 15,42% del network.
I dati di BTC.com mostrano che la società controllata da Digital Currency Group si trova soltanto 4.000PH/s alle spalle della pool leader AntPool, che al momento della stesura contribuisce al network una quota del 17,76%.
La partecipazione in crescita delle entità americane può essere attribuita al recente divieto generale sul trading di criptovalute e le attività di crypto mining in Cina. Il provvedimento è risultato in una migrazione su larga scala dei miner di Bitcoin locali, ora ristabiliti in giurisdizioni crypto-friendly come Stati Uniti, Russia e Kazakistan.
“Stando a BTC.com, la mining pool Foundry di DCG è diventata la seconda più grande mining pool di Bitcoin. Il forte giro di vite in Cina sul mining di Bitcoin e lo spostamento del settore del mining negli Stati Uniti sono i motivi principali.”
According to https://t.co/1YRYr4QCmY, DCG's mining pool Foundry has become the second largest Bitcoin mining pool. China's severe crackdown on Bitcoin mining and the transfer of mining industry to the United States are the core reasons. https://t.co/VjtWgD9Hsp pic.twitter.com/XK9Y19QDrg
— Wu Blockchain (@WuBlockchain) November 20, 2021
Tra le cinque più grandi mining pool in termini di distribuzione dell’hash rate, Foundry USA applica le commissioni di transazione medie più alte, pari a 0,09418116 BTC (quasi 5.500$) per blocco. Le imprese americane hanno anche compensato l’assenza della Cina per quanto riguarda la distribuzione di ATM crypto.
I dati di Coin ATM Radar mostrano che Bitcoin Depot, compagnia della Georgia, ha superato le sue controparti cinesi diventando il più grande operatore di ATM crypto al mondo. Curiosamente, la maggior parte degli operatori di ATM crypto sono gestiti da compagnie americane, un trend più prominente dopo il divieto sulle attività crypto in Cina.
Nonostante le chiare intenzioni di realizzare una central bank digital currency (CBDC), il 21 ottobre il partito comunista cinese ha sondato l’opinione pubblica circa il divieto sul mining di Bitcoin, avviando dialoghi in merito a una modifica della posizione negativa del governo sulle attività di crypto mining.
Tuttavia, i dati di Statista confermano che il contributo proveniente dalla Cina all’hash rate di Bitcoin è in costante calo da settembre 2019. Due anni fa, la Cina rappresentava oltre il 75% dell’hash rate di mining, quota crollata al 46% di aprile 2021 prima che il paese vietasse le criptovalute.
Mentre gli Stati Uniti si avvicinano all’adozione mainstream di Bitcoin, i regolatori cercano chiarezza in relazione ai nuovi requisiti di segnalazione proposti dall’amministrazione Biden.
Diversi membri repubblicani e democratici hanno fatto appello, in più occasioni, per emendare le riforme sulla rendicontazione fiscale crypto e ridefinire il termine “broker” nell’ambito delle transazioni crypto.
A partire dal 2014, la legge sulle infrastrutture bipartitica richiede al pubblico di dichiarare le transazioni in asset digitali equivalenti a più di 10.000$ all’Internal Revenue Service. Attualmente, il disegno di legge definisce broker tutti i miner, validatori, sviluppatori hardware, software e di protocollo.