Con l’arrivo di una nuova amministrazione negli Stati Uniti, Cointelegraph ha analizzato le osservazioni degli attuali ed ex leader degli Stati Uniti per quanto riguarda le crypto e la tecnologia blockchain.
Bill Clinton avrebbe ricevuto il suo primo Bitcoin (BTC) nel 2016, più di 15 anni dopo aver lasciato la Casa Bianca. Sebbene l’ex presidente degli Stati Uniti abbia accettato la crypto regalatagli dal venture capitalist Matthew Roszak, apparentemente con un sorriso sul suo volto, non ha mai espresso un punto di vista sull'ecosistema. Tuttavia, Clinton ha tenuto un discorso alla conferenza Swell di Ripple nel 2018, definendo la blockchain una tecnologia per la quale le "possibilità sono incredibilmente grandi":
"Ho appena dato a @BillClinton il suo primo #Bitcoin: continuiamo sulla strada della sovranità finanziaria."
Just gave @BillClinton his first #bitcoin - furthering financial sovereignty... pic.twitter.com/p2YlrFGnlj
— Matthew Roszak (@MatthewRoszak) April 29, 2016
Quando il genesis block di Bitcoin è stato generato, il 3 gennaio 2009, George W. Bush aveva ancora poco più di due settimane di mandato rimaste. Barack Obama, che prestò giuramento qualche giorno più tardi, è stato il primo presidente degli Stati Uniti costretto ad affrontare le implicazioni normative delle criptovalute e della blockchain.
Il 44° presidente ha messo in atto politiche per affrontare la crisi finanziaria del 2008 che potrebbero aver portato ad un maggiore interesse e all'adozione delle criptovalute, dato che molti sembravano non fidarsi del ruolo che il governo stava svolgendo nel sistema finanziario. Ciononostante, Obama ha rilasciato poche, quasi nessuna, dichiarazioni pubbliche su crypto e blockchain.
Lo scorso anno gli hacker hanno preso il controllo di una serie di account Twitter di alto profilo, compresi quelli di Obama e dell'allora candidato alla presidenza Joe Biden. Quest'ultimo, in seguito, ha chiarito di non possedere alcun Bitcoin:
"Non possiedo Bitcoin e non ve ne chiederò mai.
Ma se volete aiutarmi a terminare la presidenza di Donald Trump dopo un solo mandato, potete farlo qui."
I don’t have Bitcoin, and I’ll never ask you to send me any.
— Joe Biden (@JoeBiden) July 16, 2020
But if you want to chip in to help make Donald Trump a one-term President, you can do that here: https://t.co/8XtBjuU5fX
Donald Trump è stato invece uno dei personaggi pubblici più esposti a criptovalute e blockchain: il prezzo del Bitcoin è salito ad un massimo di quasi 20.000$ a meno di un anno dal suo primo e unico mandato. La successiva esplosione delle ICO ha portato ad un giro di vite normativo da parte della Securities and Exchange Commission.
Due anni fa, Trump ha espresso la sua avversione verso questa tecnologia in una serie di tweet, dicendo che non era "un fan di Bitcoin e altre criptovalute", riferendosi a loro come "non denaro", "altamente volatile" e "basato sul nulla". Ha anche attaccato il token Libra di Facebook, ora Diem.
Il suo apparente disprezzo per gli asset digitali non si limitava ai post sui social media. Trump avrebbe ordinato al suo Segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, di "attaccare Bitcoin" in risposta alle sanzioni commerciali e alle tariffe contro la Cina. La conversazione avrebbe avuto luogo nel maggio 2018.
Poiché il presidente Biden è in carica da meno di un mese, non è chiaro se possiamo aspettarci ulteriori dichiarazioni pubbliche sulle crypto da parte sua. I membri del suo gabinetto hanno opinioni diverse sull'ecosistema. La Segretaria al Tesoro Janet Yellen ha dichiarato che le criptovalute sono utilizzate "principalmente per il finanziamento illecito". Tuttavia, il presidente della SEC Gary Gensler vanta una profonda comprensione di questo settore, in quanto ha tenuto corsi sugli asset digitali e la blockchain al MIT e ha affermato che il mercato delle criptovalute ha bisogno di regolamentazione per crescere.
Cosa avrebbero detto i padri fondatori degli USA sulle valute digitali? Anche se la tecnologia era impossibile anche solo da immaginare all'epoca, i pericoli della centralizzazione delle banche non sono sfuggiti a Thomas Jefferson. Il terzo presidente degli Stati Uniti infatti scrisse:
"Gli istituti bancari sono più pericolosi degli eserciti permanenti. Il principio di spendere denaro che verrà pagato dai posteri, sotto il nome di finanziamento, non è che truffare su larga scala chi verrà dopo di noi."