Durante la Blockchain Week Rome, la più grande conferenza in Italia dedicata al mondo delle criptovalute, abbiamo potuto chiacchierare con Matteo Fedeli, direttore della Divisione Musica di SIAE. La Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE) è l’ente pubblico che in Italia si occupa della protezione del diritto d’autore.

Fedeli ha spiegato, in maniera chiara e dettagliata, il rapporto che attualmente sussiste tra il mondo della musica e tecnologie all’avanguardia come quella blockchain.

Cointelegraph: “Le nuove tecnologie possono essere applicate al mondo della musica? Possono apportare dei vantaggi significativi?”

Fedeli: “Indubbiamente la tecnologia contribuisce al miglioramento di molti settori, e in particolare l’industria musicale ha subito numerose trasformazioni nel tempo. Basti pensare che SIAE, il soggetto per cui io lavoro, è nata nel 1882: al tempo il mondo era completamente diverso, in 137 anni di storia i cambiamenti sono stati innumerevoli.

In particolare, nelle ultime generazioni il mondo della musica ha subito svariate rivoluzioni, dovute proprio all’avanzare della tecnologia. Pensiamo ad esempio all’iPod e al download di musica digitale, che dopo nemmeno dieci anni ha lasciato spazio allo streaming. Nel caso specifico di iTunes, il servizio è stato disattivato proprio nelle ultime settimane: è nato nel 2001, assieme all’iPod appunto, e il suo ciclo di vita è stato di appena diciotto anni. Oggi esistono invece Apple Music e Spotify, e magari fra dieci anni assisteremo all’avvento di tecnologie completamente nuove.

Potrebbe essere proprio la blockchain ad innescare un’altra grande rivoluzione nel mondo della musica, ma di certo non avverrà da un giorno all’altro.

L’obiettivo di soggetti come SIAE, ma anche di tutte le altre aziende operanti nel settore della musica, dovrebbe essere principalmente quello di studiare le nuove tecnologie e comprendere appieno come queste possano apportare benefici al proprio modello di business, che fino a poco prima sembrava consolidato.”

Cointelegraph: “Hai citato Spotify. Recentemente l’azienda è entrata a far parte della Libra Association di Facebook. Qual è a tuo parere il motivo di questa scelta? Perché quest’azienda si è improvvisamente interessata alle criptovalute?”

Fedeli: “SIAE si occupa d'intermediazione del diritto d’autore, e in fondo anche Google, Facebook e Spotify possono essere considerati degli intermediari. Ad esempio, Spotify semplifica il legame fra due soggetti: chi produce fisicamente il contenuto e chi ne vuole usufruire, offrendo anche avanzati servizi di aggregazione e ricerca.

La blockchain è una tecnologia che cambierà notevolmente l’ecosistema dell’intermediazione. È per questo motivo che fra i fondatori della Libra Association sono presenti parecchie aziende intermediarie, che preferirebbero ovviamente plasmare attivamente il proprio futuro piuttosto che subire passivamente il cambiamento.

Al tempo stesso, trovo il progetto di Facebook abbastanza curioso. Perché i più grandi intermediari del pianeta dovrebbero essere interessati alla realizzazione di un oligopolio che governa la disintermediazione?”

“Una sorta di centralizzazione della decentralizzazione?”

“Esattamente”

Cointelegraph: “Tornando alla SIAE, al momento questo ente come interagisce con la blockchain? Pensi che le tecnologie all’avanguardia come i registri distribuiti possano realmente portare valore aggiunto all’industria musicale?”

Fedeli: “A mio parere, bisogna sempre interagire con tutte le tecnologie disponibili sul mercato, purché ovviamente applicabili al proprio business. SIAE non è una start-up, ha 137 anni di storia. Credo tuttavia che, proprio come le start-up, sia fondamentale riuscire a mantenere agile il proprio giudizio, per far sì che ogni tecnologia possa essere applicata al momento e nel modo giusto. È questo uno dei motivi per cui esistiamo da oltre un secolo

Per mantenere alto il livello di efficacia ed efficienza del proprio business, trovo sia necessario fare costantemente leva sulle nuove tecnologie. Nel caso specifico di SIAE, la società appartiene agli stessi aventi diritto per i quali facciamo intermediazione. Questo significa che il mio azionista è anche colui al quale fornisco il servizio: il mio compito è pertanto quello di rimanere al passo con le nuove tecnologie, per garantire un livello di efficienza sempre maggiore.

Per quanto riguarda la blockchain, attualmente stiamo andando avanti su due fronti: da una parte abbiamo stretto una partnership con una società chiamata Blockchain Core, mentre dall’altra stiamo collaborando con l’università La Sapienza di Roma.

Tuttavia, sarò sincero, non credo che al momento questa tecnologia sia abbastanza matura da portare un grosso valore aggiunto alla nostra industria. Questo perché, banalmente, ha soltanto dieci anni di storia. Pensiamo ad esempio al telefono cellulare: il primo prototipo risale al 1973. Dieci anni dopo, nel 1983, la commercializzazione non era ancora divenuta di massa. Al tempo pochissime persone possedevano un cellulare, e lo tenevano costantemente in macchina perché era l’unico modo per far durare la batteria più di mezz’ora.

Per questo credo che oggigiorno non esistano molte applicazioni commerciali per la blockchain, non fornisce quasi alcun valore aggiunto ai business. [...] Ricapitolando, penso sia molto importante per le aziende studiare tutte le tecnologie promettenti, per evitare di mettere tutte le proprie uova in un unico paniere e poi ritrovarsi con una tecnologia ormai obsoleta.”

Cointelegraph: “Noto ottimismo, ma anche molta prudenza nella tua risposta. Non credi pienamente nel futuro della blockchain?”

Fedeli: “Il fatto che io sia qui con voi, il fatto che SIAE abbia partecipato ad un evento come questo, dovrebbe far capire che in realtà ci crediamo moltissimo. Ma non possiamo affermare che questa rivoluzione avverrà al 100%. Molto probabilmente fra dieci o quindici anni assisteremo ad una trasformazione del sistema d’intermediazione dei contenuti… ma non è certo.

Proviamo tuttavia ad analizzare la situazione del punto di vista delle aziende. Supponiamo che ci sia il 50% di possibilità che il loro paradigma di business possa cambiare radicalmente nel giro di pochi anni: è ovvio che investiranno nel settore, in caso contrario le conseguenze potrebbero essere disastrose.

Personalmente credo in questa rivoluzione, ma è improbabile che fra dieci anni utilizzeremo la medesima tecnologia che conosciamo oggi. Non può essere la blockchain di Bitcoin a risolvere problemi che richiedono la gestione di migliaia di miliardi di transazioni, per le quali non è possibile aspettare dieci minuti per la conferma di un nuovo blocco.

La tecnologia si evolverà e questi problemi verranno risolti, ma c’è bisogno di tempo. Leggo continuamente di start-up che pensano di poter rivoluzionare il mondo della musica da un giorno all’altro grazie alla blockchain, ma questo è impossibile. Credo invece che assisteremo ad un’implementazione graduale [...], e fra dieci o quindici anni il modo in cui consumeremo i contenuti sarà totalmente diverso.”

L’intervista è stata condotta da Kristina Lucrezia Cornèr, Assistant Editor-in-Chief, Head of Features di Cointelegraph.com.