L’Iran continua ad esplorare il potenziale uso delle criptovalute come strumento per mitigare il devastante effetto delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti.

Secondo un report della testata giornalistica economica iraniana Financial Tribune, la banca centrale iraniana, o CBI, sta autorizzando banche e operatori forex abilitati a usare le criptovalute per il pagamento di prodotti d'importazione.

Nell’ambito del quadro normativo del paese, le criptovalute devono provenire esclusivamente da miner autorizzati. Queste operazioni di mining devono avere un permesso ufficiale dello stato iraniano come attività industriale e richiedono agli operatori di ottenere una licenza dal Ministero dell'Industria, delle Miniere e del Commercio.

Come segnalato dal Financial Tribune, il governo iraniano ha ratificato il regolamento che consentirebbe l’uso legale di crypto asset per le importazioni già a ottobre 2020, a condizione che i miner vendano le loro monete direttamente alla CBI. In realtà, sembra che la strategia sia in fase di sviluppo da diversi anni, come suggerisce un report risalente al 2018 pubblicato dalla think-tank iraniana Majlis Research Center:

“Secondo gli esperti, un modo per evitare gli effetti avversi delle ingiuste sanzioni è utilizzare le criptovalute per il commercio con l’estero.”

A gennaio di quest’anno, Shahab Javanmardi, un membro della Camera di Commercio delle industrie, Miniere ed Agricoltura dell’Iran, ha invitato il governo a usare le criptovalute per aiutare a risolvere le difficoltà commerciali in un clima geopolitico difficile. Il Venezuela, un altro paese colpito dalle sanzioni statunitensi, ha già tentato di usare criptovalute come Bitcoin (BTC) per pagare prodotti importati dall’Iran e dalla Turchia.

Javanmardi ha affermato:

“Rimpatriare ricavi dall’esportazione di gas ed elettricità non è possibile a causa delle attuali sanzioni statunitensi. Il governo può promuovere l’uso della produzione di energia elettrica in eccesso o generata da centrali su piccola scala per il mining di criptovalute e ovviare alle risorse bloccate.”

Javanmardi ha proposto la creazione di un mercato centrale, simile al mercato forex secondario, attraverso il quale le criptovalute minate ufficialmente verrebbero vendute alle società iraniane intenzionate a importare materiali, macchinari e altri beni.

Sajed Nikpour, membro della commissioni dell’ICCIMA per la promozione di esportazioni non petrolifere, ha commentato che il settore privato crede che l’utilità delle criptovalute per l’economia iraniana si applica al settore commerciale e potrebbe agevolare una spinta della produzione domestica consentendo l’importazione di materie prime. Nikpour ha sottolineato la necessità di mantenere tali misure trasparenti. Come segnalato a settembre 2020, diversi rappresentanti del settore privato hanno richiesto alla CBI di approvare l’uso di Bitcoin per pagare importazioni di automobili sull’isola di Kish..

Pur essendo un’attività incoraggiata dalle autorità, gli ultimi due anni sono stati turbolenti per il settore del crypto mining in Iran. Oltre alla chiusura in massa di mining farm illegali, le autorità locali hanno incolpato il settore per i gravi blackout a gennaio di quest’anno, ricevendo le critiche degli esperti in merito alla strategia di diversione sconsiderata.