Un tecnico della SACAL, la società che si occupa della gestione degli aeroporti in Calabria, ha sfruttato i sistemi informatici dello scalo di Lamezia Terme per generare illecitamente Ethereum (ETH).

Pare che il dipendente quarantunenne fosse riuscito ad installare un malware all'interno dell'infrastruttura informatica dell'aeroporto, compromettendone così la sicurezza.

Altri tecnici della SACAL hanno notato alcune anomalie e hanno subito contattato le forze dell'ordine. La polizia ha scoperto una vera e propria mining farm, alimentata tramite la rete elettrica dell'aeroporto e che collegava a Internet i sistemi dedicati alla gestione dei servizi aeroportuali.

L'ingegnere Pierluigi Paganini, esperto di sicurezza informatica nonché membro della European Union Agency for Cybersecurity (ENISA), ha spiegato a Rai News:

"Tale processo è poco redditizio per i singoli individui a causa dei costi elevati di gestione dell’impianto di mining e del dispendio energetico. Tuttavia, abusando delle risorse di terze parti è possibile trarre importanti profitti."

Il dipendente che gestiva la mining farm è stato individuato grazie ad appostamenti e telecamere nascoste. Le indagini proseguono: le forze dell'ordine sono alla ricerca di eventuali complici.

I malware per il mining di criptovalute rappresentano una grave minaccia per numerose industrie. Secondo uno studio condotto nel gennaio del 2018, vale a dire al picco dell'ultimo ciclo rialzista, l'epidemia dei crypto-malware aveva colpito il 55% delle aziende di tutto il mondo.

Nel 2018, l'appaltatore governativo australiano Jonathan Khoo aveva installato codice malevolo all'interno di due supercomputer governativi al fine di generare criptovalute. Prima di essere scoperto, l'uomo era riuscito a minare Ethereum e Monero per un valore di circa 9.420 dollari australiani (5.800€).

Sempre nel 2018, alcuni ingegneri del Russian Federal Nuclear Center sono stati arrestati dopo aver tentato di utilizzare uno dei più grandi supercomputer russi al fine di minare Bitcoin. Il Federal Nuclear Center possiede circa 20.000 dipendenti e si trova a Sarov, una città segreta un tempo non segnalata sulle mappe, dove venne prodotta la prima bomba nucleare dell'Unione Sovietica.