Stando a quanto riportato in data 11 aprile da Reuters, J.P. Morgan Chase & Co, fornitore internazionale di servizi finanziari nonché una delle più importanti istituzioni bancarie degli Stati Uniti, è stata citata in giudizio per aver addebitato spese non dichiarate ai propri clienti che hanno utilizzato carte di credito per l'acquisto di criptovalute.

La denuncia è stata presentata questo martedì in una corte federale di Manhattan, accusando la banca di aver addebitato commissioni e tassi d'interesse aggiuntivi, e di essersi poi rifiutata di rimborsare tali spese nonostante le lamentele dei clienti.

Brady Tucker, il querelante, afferma che la banca ha addebitato sul suo conto 143,30$ in commissioni e 20,61 in tassi d'interesse per acquisti di criptovalute effettuati a gennaio e febbraio di quest'anno. L'uomo ha tentato di contestare queste folli tariffe attraverso il servizio clienti di Morgan Chase, ma senza ottenere risultati.

La denuncia afferma che J.P. Morgan Chase & Co ha violato il Truth in Lending Act degli Stati Uniti, che richiede la comunicazione ai propri clienti delle modifiche apportate alle politiche aziendali. La querela richiede "il rimborso dei danni finanziari subiti dai clienti, nonché il risarcimento dei danni giuridici per un valore complessi di un milioni di dollari, al quale aggiungere i costi della causa, il giusto compenso per gli avvocati e qualsiasi altra spesa legata al processo".

Il 3 febbraio, Morgan Chase e molte altre banche hanno vietato ai propri clienti l'acquisto di criptovalute con carte di credito. In un rapporto presentato alla SEC, la banca ha poi dichiarato che le istituzioni finanziarie "devono affrontare il rischio che l'elaborazione di pagamenti ed altri servizi possano essere ostacolati da tecnologie, come le criptovalute, che non richiedono alcun intermediario".

J.P. Morgan Chase & Co si è rifiutata di rilasciare commenti sull'azione legale, spiegando che per l'acquisto di criptovalute è possibile utilizzare carte di debito.