Secondo quanto riportato il 4 maggio dal sito locale E24, l'exchange di criptovalute norvegese Bitmynt AS avrebbe perso la causa contro il gigante dei servizi finanziari Nordea. Il fondatore di Bitmynt Sturle Sunde aveva denunciato Nordea per aver chiuso il conto bancario dell'exchange.
Sturle Sunde ha intrapreso azioni legali contro Nordea a dicembre, quando la società decise di chiudere il conto di Bitmynt poiché riteneva inadeguate le sue misure anti-riciclaggio di denaro. La sentenza del Tribunale di Oslo recita:
"La Corte non ha dubbi sul fatto che il commercio di Bitcoin aumenti il rischio di riciclaggio di denaro e di transazioni relative a reati criminali, tuttavia, il trading di tale asset è anche largamente effettuato in condizioni legittime."
Per la corte "è chiaro che tale rischio costituisca per la banca una ragione oggettiva per negare i rapporti ai suoi clienti" ai sensi di una disposizione del Finance Contracts Act. Sunde ha dichiarato di essere deluso dalla sentenza e che il verdetto della corte rappresenta "in pratica" un divieto generale sul commercio di Bitcoin in Norvegia. Egli sostiene che l'exchange non abbia violato alcuna legge e prevede di fare ricorso in appello.
La corte ha in particolar modo criticato le pratiche di sicurezza di Sunde, sottolineando come fossero per lo più manualmente eseguite da Sunde stesso. La sentenza afferma: "Crede di conoscere il cliente e di avere un sesto senso che gli faccia rilevare le condizioni sospette". La corte ha ritenuto che l'intuizione di Sunde, combinata al contatto con il cliente e all'utilizzo di un Wallet Explorer, costituisse una pratica di riduzione del rischio inaccettabile per qualsiasi banca.
Sunde ha dichiarato che i costi finanziari del caso sono notevoli, avendo già speso 1 mln di NOK (124,000$), e starebbe considerando il crowdfunding per finanziare il ricorso. Quando gli è stato chiesto se è valsa la pena spendere tale quantitativo di denaro, ha risposto:
"Finora no, ma spero che alla fine ne sarà valsa la pena."
Ad aprile, un gruppo di exchange di criptovalute cileni ha denunciato alcune banche per aver di fatto ostacolato l'intera industria del paese chiudendo i loro conti. Il 25 aprile, l'exchange di criptovalute Buda, appellandosi alla Corte Antimonopolio del Cile, ha ottenuto la riattivazione dei suoi conti bancari presso la banca statale Banco del Estado de Chile e Itau Corpbanca.