La Banca centrale della Federazione Russa ha pubblicato delle nuove regole per meglio affrontare le transazioni sospette. Secondo quanto riportato dal portale d'informazione RBC, le nuove norme categorizzano qualsiasi transazione con criptovalute come un potenziale rischio di riciclaggio di denaro.

In particolare, la banca ha presentato un aggiornamento alla direttiva 375-P, che elenca tutte le attività sospette potenzialmente legate al riciclaggio di denaro. Si tratta della prima volta che la legge viene modificata dal 2012, quando venne introdotta per la prima volta.

Un rappresentante della banca centrale ha spiegato che la direttiva è stata ampliata per "aggiungere i nuovi modi di condurre operazioni insolite, prendendo in considerazione gli ultimi sviluppi dei moderni mercati finanziari."

Il capo dell'istituzione bancaria aveva precedente affermato che bisognerebbe ridurre al minimo il numero di possibili fattori di rischio.

Criptovalute a rischio in Russia?

La direttiva 375-P comprende un elenco di attività sospette molto specifico e ben consolidato, ma con la recente modifica i regolatori hanno aggiunto un'ampia clausola che considera qualsiasi attività legata al settore delle criptovalute come potenzialmente rischiosa.

Secondo tale normativa, le operazioni in denaro tradizionale richiedono parecchie condizioni prima che possano essere considerate sospette. Ad esempio, se una persona fisica preleva regolarmente la maggior parte del denaro ricevuto da un'entità legale.

Al contrario, per le criptovalute qualsiasi attività d'acquisto e vendita potrà d'ora in avanti essere potenzialmente considerata un'attività di riciclaggio. Questo comprende persino depositi e prelievi dagli exchange di criptovalute.

Nel frattempo, i legislatori russi continuano ad apportare modifiche al disegno di legge per la regolamentazione degli asset digitali, proposto per la prima volta ben due anni fa. Tuttavia, recentemente la posizione delle autorità nei confronti delle criptovalute sembra essere peggiorata: è stato persino proposto un divieto a livello nazionale del loro utilizzo per i pagamenti.