Secondo quanto riportato nella giornata di oggi 27 marzo da Reuters, un funzionario russo sostiene che il Venezuela non si sia mai offerto di ripagare i propri debiti utilizzando la sua nuova criptovaluta Petro.

Konstantin Vyshkovsky, capo del dipartimento del debito statale del Ministero delle Finanze russo, ha dichiarato che non è mai stato previsto alcun risarcimento sotto forma di criptovaluta.

Come riportato da Reuters, una settimana fa il presidente venezuelano Nicolas Maduro aveva annunciato che il rublo russo sarebbe stata una delle poche valute fiat convertibili in Petro, insieme allo yuan cinese, alla lira turca e all'euro: "A partire dal 23 marzo, tutte le entità legali e fisiche saranno in grado di acquistare direttamente Petro [...] utilizzando le valute convertibili"

Dopo il lancio di febbraio, il Petro continua a causare spaccature: qualche settimana fa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha vietato ai cittadini statunitensi di acquistarlo.

Nel frattempo, un articolo della rivista Time citava delle fonti anonime che sostenevano che la criptovaluta avesse ricevuto il sostegno della Russia già nel 2017, poiché poteva venir utilizzata per superare le sanzioni occidentali.

"Le persone vicine a Putin, gli hanno detto che potrebbe essere utile per evitare le sanzioni", avrebbe dichiarato un dirigente della banca di stato russa alla rivista, che ha pubblicato il suo esposto il 20 marzo.

Il Petro era destinato a raccogliere 5,9 miliardi di dollari durante le vendite di token, e Maduro sosteneva che lo stato avesse guadagnato 735 milioni di dollari solo nel primo giorno della prevendita.