Secondo fonti locali, nel 2022 i cittadini della Corea del Sud avrebbero transato 4,3 miliardi di dollari (5,6 trilioni di won coreani) attraverso exchange di criptovalute "illegali". Il governo del Paese è stato particolarmente attento a questo tipo di transazioni in seguito all'inasprimento del regime di licenze. 

Il 7 marzo, i media locali hanno pubblicato i risultati forniti dal Servizio doganale della Corea. Secondo la dogana, l'ammontare complessivo dei fondi intercettati nei crimini economici è aumentato significativamente da 3,2 trilioni di won nel 2021 a 8,2 trilioni di won (6,2 miliardi di dollari) nell'ultimo anno.

Le transazioni di criptovalute hanno costituito quasi il 70% di tutto il traffico di denaro illecito sequestrato dagli agenti. Tuttavia, l'importo totale degli asset digitali intercettati (4,3 miliardi di dollari) riguarda solo 15 transazioni. Le transazioni erano finalizzate all'acquisto di asset virtuali stranieri con l'intenzione di venderli successivamente nel Paese, poiché il regime normativo sudcoreano isola il mercato locale e rende i prezzi delle crypto straniere più alti per i clienti.

Correlato: Corea del Sud: il 'Kimchi Premium' diventa negativo

Ad agosto 2022, la dogana coreana ha riferito di aver arrestato 16 persone coinvolte in transazioni illegali di scambio di valuta estera legate ad asset crypto per un valore di circa 2 miliardi di dollari. A partire dal 2017, la legge coreana sulle transazioni in valuta estera impone alle entità coinvolte nelle transazioni in criptovalute di ottenere l'approvazione della Commissione per i servizi finanziari. Di conseguenza, i tentativi di partecipare al commercio globale di criptovalute, sia da parte di operatori stranieri che si affacciano sul mercato coreano, sia da parte di investitori nazionali che cercano un migliore rapporto di cambio all'estero, sono etichettati come "illegali". 

Durante lo stesso mese, la Korea Financial Intelligence Unit (FIU) ha preso provvedimenti contro 16 società di criptovalute con sede all'estero, tra cui KuCoin, Poloniex e Phemex. Tutti e 16 gli exchange avrebbero svolto attività commerciali rivolte ai consumatori nazionali offrendo siti web in lingua coreana, organizzando eventi promozionali rivolti ai consumatori coreani e fornendo opzioni di pagamento con carta di credito per gli acquisti di criptovalute. Tutte queste attività rientrano nel Financial Transactions Report Act.